domenica 27 marzo 2016
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NEWYORK Bernie Sanders sfida di nuovo Hillary Clinton alle Hawaii, in Alaska e nello Stato di Washington, sperando che una serie di sondaggi favorevoli gli diano l’impulso necessario per fermare l’ascesa della favorita alla nomination democratica. I repubblicani approfittano invece di una pausa negli appuntamenti elettorali (il prossimo sarà il 5 aprile in Wisconsin) per tentare di ricucire le imbarazzanti fratture scavate nel partito dall’inatteso successo alle primarie di Donald Trump. Mentre oltre il 60 per cento dei repubblicani dice di «vergognarsi» della litigiosità e bassezza nelle quali è precipitato il loro partito, i papaveri del Grand Old Party cercano di contenere il danno offrendo una parvenza di unità. E si coalizzano in parte (“turandosi il naso”, avrebbe detto Indro Montanelli) dietro Ted Cruz. L’ultra conservatore senatore del Texas, fra i più odiati al Congresso Usa per le sue posizioni estreme, ha infatti trovato un improvviso consenso fra i colleghi alla disperata ricerca di un’alternativa al miliardario del mattone. Pochi fra i leader del Gop pensano che Cruz avrebbe i numeri per arrivare alla Casa Bianca. Ma – come scriveva ieri l’editorialista del New York TimesFrank Bruni – una sconfitta di Cruz permetterebbe al partito di leccarsi le ferite e ripartire, mentre una nomination di Trump porterebbe quasi inevitabilmente alla sua implosione. Tutti scenari che portano il sorriso sulle labbra dei due sfidanti democratici. Sanders, in particolare, nonostante il distacco dell’ex first lady (che ha 1.711 delegati rispetto ai 952 del senatore del Vermont, contro i 2.383 necessari all’investitura), vive un momento favorevole. I sondaggi lo vedono in vantaggio nello Stato di Washington, dove sono in palio 118 delegati. A Seattle, il senatore “socialista” ha radunato un’enorme folla di sostenitori in uno stadio di baseball. «Se la partecipazione sarà alta a Washington, ne usciremo molto bene», ha sottolineato. Sanders, in un sondaggio tra i lettori di Time sui 100 personaggi più influenti del globo, è risultato davanti a Barack Obama, Lady Gaga e Hillary. Inoltre numerosi sondaggi lo danno largamente in testa contro Donald Trump alle presidenziali di novembre, con un margine superiore a quello della Clinton. All’orizzonte si profilano alcuni appuntamenti decisivi. Il voto a New York, il 19 aprile, regalerà 95 delegati ai repubblicani e 291 ai democratici. Ancora più cruciale la tornata elettorale in California: il 7 giugno distribuirà 172 delegati ai candidati conservatori (il vincitore li intascherà quasi tutti) e 546 a quelli progressisti (in modo proporzionale). © RIPRODUZIONE RISERVATA Il senatore Ted Cruz (Ap)
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