mercoledì 10 ottobre 2012
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​Potrebbe essere la scarsità di fondi nell’era post recessione a dare la spinta finale verso l’abolizione della pena di morte in molti Stati americani. In California, Montana e Utah amministratori e gruppi finora favorevoli alla pena capitale hanno messo in dubbio la sua validità, se paragonata ai suoi costi. In California, dove l’abolizione della pena capitale sarà oggetto di un referendum il 6 novembre prossimo, in occasione delle presidenziali, Gil Garcetti, ex procuratore distrettuale della contea di Los Angeles, è di recente passato dalla parte degli abolizionisti. «Credevo nella pena di morte – ha detto al Wall Street Journal – ma ho cominciato a vedere che il sistema non funziona. Costa una quantità oscena di soldi». Per un detenuto nel braccio della morte lo Stato spende 100mila dollari all’anno in più di un ergastolano. La giuria per un caso in cui c’è in gioco la pena di morte costa 200mila dollari in più. Secondo uno studio dell’università Loyola di Los Angeles, citato dalla American Civil Liberties Union, dal 1978 a oggi la California ha speso circa 4 miliardi di dollari per la persecuzione di casi punibili con la morte, gli appelli e la detenzione dei condannati. In Montana, intanto, il gruppo “Conservatori del Montana preoccupati per la pena di morte” si è unito alle associazioni abolizioniste per motivi di bilancio, perché considera l’istituzione «fonte di sprechi e inefficienze». In Utah, il senatore repubblicano Stephen Handy, ha chiesto allo Stato di fare una “spending review” delle condanne capitali. Le motivazioni economiche potrebbero rafforzare il partito del no al boia in un momento in cui in molti Stati Usa vige una moratoria di fatto delle esecuzioni ordinate sulla base della sospetta incostituzionalità di alcuni componenti chimici dell’iniezione legale. Nella stessa California, ad esempio, le condanne a morte non vengono più eseguite dal 2006, quando un giudice bloccò un’esecuzione argomentando che l’iniezione letale con il protocollo allora in vigore era troppo crudele e quindi violava i principi costituzionali. Anche la Corte suprema della Georgia ha accettato di analizzare la legalità del cocktail mortale in uso.Se al referendum vinceranno i sì, la California diventerà il 18esimo Stato americano ad abolire la pena di morte dal 2007. Nessuno Stato abolizionista ha finora reintrodotto la pena di morte. Ai 17 Stati che hanno reso illegale il lavoro dei boia si uniscono il New Hampshire e il Kansas dove la pena di morte è permessa ma non è stata messa in pratica dal 1976.Il numero di esecuzioni è in stabile calo negli Usa. Ce ne sono state 43 nel 2011, contro le 46 dell’anno prima, e si è acuita negli ultimi anni la sensibilità americana nei confronti della pena di morte, la cui approvazione popolare è in calo da anni, anche se non è ancora scesa al di sotto della metà della popolazione. A fare leva sull’opinione pubblica sembra essere soprattutto il rischio di mettere a morte un innocente. Nel 2010, ad esempio, 53 carcerati sono stati liberati dal braccio della morte dopo la scoperta di errori legali. Resta però la realtà politica che nessun candidato alla Casa Bianca ha mai potuto esprimersi apertamente contro la pena capitale, nel timore che equivarrebbe a un’automatica sconfitta. Molti casi di condanne a morte negli Stati Uniti sono finiti al centro dell’attenzione internazionale. Il più recente è quello dell’afroamericano Anthony Haynes, accusato di aver ucciso un agente della polizia fuori servizio quando aveva 19 anni. La sua esecuzione è in programma per il prossimo 18 ottobre in Texax, lo Stato americano con il più alto numero di esecuzioni negli Usa.
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