giovedì 29 settembre 2011
​Dalla Ue alla Casa Bianca, dal Foreign Office all'arcivescovo di Canterbury: cresce nel mondo la mobilitazione per salvare la vita a padre Youcef, un pastore protestante iraniano condannato a morte per essersi convertito dall'islam al cristianesimo.
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La Casa Bianca, l'Unione Europea e il Foreign Office britannico si stanno mobilitando per la clemenza. L'Arcivescovo di Canterbury si dice "preoccupato per la sua sorte" ma anche per quella dei correligionari. E il Times, che aveva fatto propria la campagna per salvare Sakineh dalla lapidazione, ora ha adottato la causa del pastore protestante Youcef Nadarkhani. 34 anni, ex musulmano convertito al protestantesimo, padre Youcef è diventato la guida spirituale di una piccola comunità evangelica ribattezzata Chiesa dell'Iran. Arrestato nel 2009 per apostasia dell'Islam in virtù della sharia, condannato a morte 'anno dopo, il religioso rischia adesso l'esecuzione se non rinnegherà la fede in Cristo.Il suo avvocato si è dichiarato ottimista perchè la Corte Suprema, dopo aver annullato in luglio il verdetto capitale, ha rinviato il caso a un collegio di cinque giudici del tribunale di Rashat nel nord dell'Iran: "Al 95 per cento prevarrà la ragione e Youcef sarà liberato". La Corte però ha chiesto al pastore di pentirsi e lui non ne vuole sapere. "Nadarkhani non ha ritrattato", ha detto l'avvocato: "Abbiamo presentato i nostri argomenti e penso che il tribunale si sia convinto. Attendo il verdetto da qui ad una settimana".L'ultimo cristiano impiccato per aver abbandonato l'Islam 21 anni fa è stato il reverendo Hossain Soodmand e molti sostenitori del pastore in Occidente temono che padre Youcef possa fare la sua fine. La Polonia, che presiede l'Unione Europea, ha convocato l'ambasciatore iraniano a Varsaviasollecitando la marcia indietro sull'esecuzione. Lo stesso da Washington a Londra e Berlino: diverse capitali hanno chiesto a Teheran la liberazione del pastore mentre esponenti religiosi cristiani si stanno muovendo dietro le quinte, convinti che "la diplomazia gridata" nel caso di padre Youcef possa fare più male che bene.  "C'è molta preoccupazione" per la sorte del pastore e per le persecuzioni dei cristiani in Iran in generale, ha fatto sapere l'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, rompendo il silenzio in un comunicato a cui si è unito il ministro degli esteri britannico William Hague rendendo omaggio al "coraggio" di padre Youcef e poco dopo la Casa Bianca: "Youcef non ha fatto altro che mantenere la sua fede, che è un diritto universale di tutti i popoli. Che le autorità iraniane vogliano costringerlo a rinunciarvi viola i valori religiosi che professano di difendere", ha proclamato il portavoce della Casa Bianca. Mobilitate per Nadarkhani anche le organizzazioni della società civile. Hadi Ghaemi, direttore della Campagna Internazionale per i diritti umani in Iran, ha visto nel caso di Youcef l'inizio di "una persecuzione molto mirata e diretta ai cristiani". Ce ne sono pochi in Iran, forse 300 mila in totale, per la maggior parte di etnia armena: "Ma il numero dei convertiti cresce rapidamente", ha detto al Times Ghaemi: "E il regime è sempre più sospettoso in parte per il successo delle chiese domestiche come quella di Nadarkhani". 
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