giovedì 23 gennaio 2014
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«Mentre noi stia­mo parlando sono già morte cinque persone. E se una morte può essere conside­rata un incidente, le altre persone sono state colpi­te da proiettili. Adesso non si può più “scherzare”. Non appena ci sono delle vitti­me significa che ci sono an­che degli assassini. Ciò vuol dire che qualcuno ha attra­versato una “linea rossa” e che tornare sulle posizioni di partenza è ormai quasi impossibile». Questa è l’opinione di Anton Orekh, autorevole commentatore della più nota rete radiofonica moscovita,  Ekho Moskvy  (L’Eco di Mosca).Anton, non è quindi più possibile un compromesso fra il potere di Viktor Janukovich e l’opposizione?Per raggiungere un compromesso bi­sognerà chiudere gli occhi sul fatto che qualcuno ha ucciso delle persone u­mane. Neanche prima entrambe le parti erano propense al compromesso. Come potrebbero mettersi d’accordo proprio ora?Ma lei si aspettava che si arrivasse a questo punto, che si arrivasse al punto di uccidere?Detto sinceramente, c’era da aspettarselo. Se per diversi giorni e notti due gruppi di per­sone si sparano reci­procamente addosso, si picchiano, lan­ciano bottiglie Molotov e granate, pri­ma o poi, magari anche per un sem­plice caso, qualcuno avrebbe dovuto lasciarci la pelle...E adesso, a suo parere, che si fa?La cosa più triste è che adesso, con o­gni probabilità, nessuno è più in gra­do di dialogare con nessun altro. I lea­der dell’opposizione fanno gruppo a sé, gli attivisti della piazza stanno per conto loro, il potere in generale esiste soltanto in una sorta di area separata. Esso definisce «terroristi» i “majdan­shchiki” (dimostranti del Majdan Ne­zalezhnosti, la Piazza dell’Indipen­denza, divenuti ormai un simbolo, ndr, e i “majdanshchiki” defi­niscono il potere «as­sassini ».Naturalmente si pone il problema di come deve reagire l’Occi­dente...L’America e l’Occiden­te hanno l’occasione propizia per cessare i contatti con Janukovi­ch. Certamente non è Bashar al-Assad, ma essi potranno dire che Janukovich prima ha distrutto le libertà civili e poi è passato ad uccidere gli stessi cittadi­ni. Chissà che tra qualche tempo non bisognerà, dopo “Ginevra 2”, convoca­re anche “Ginevra-3”, questa volta sul­la questione ucraina?E la Russia? Che cosa può dire un os­servatore che si trova nel suo centro, a Mosca?La Russia si sta rendendo conto che a­desso non v’è occasione migliore per passare dal consueto tono perentorio a strilli ancora più forti, chiedendo al­l’Europa e agli Usa di lasciare in pace il «popolo ucraino fratello», di lasciarlo solo a risolvere i suoi problemi, quan­do invece dovrebbe essere finalmente la Russia a rendersi conto dei suoi pro­blemi con l’Ucraina...Concretamente, che cosa farà Putin?Mosca ritiene che adesso sia il mo­mento migliore per manifestare du­rezza, per chiudere ulteriormente an­che il rubinetto del gas, ricevere Ja­nukovich a braccia aperte e dettargli le sue condizioni. Se fino a qualche set­timana fa egli sembrava almeno poter scegliere la strada, tra Oriente e Occi­dente, ora, dopo la morte dei dimo-­stranti, ad Occidente non staranno più ad aspettare Janukovich. E ad Oriente, a Mosca, incominceranno ad aspet­tarlo con malcelata impazienza».
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