giovedì 24 ottobre 2019
Con Cop 21, Parigi ha lasciato la sfida mondiale. Ma dal gennaio 2010 supera in maniera «sistematica e persistente» il valore limite annuale di biossido di azoto
Una coltre di smog avvolge Parigi (Ansa)

Una coltre di smog avvolge Parigi (Ansa)

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Brutte notizie per l’immagine della Francia, protagonista autorivendicata delle sfide ecologiche in Europa. Secondo una sentenza della Corte europea di giustizia, il Paese ha superato in maniera "sistematica e persistente" il valore limite annuale di biossido di azoto dal 1 gennaio del 2010. Accogliendo il ricorso della Commissione Ue, il foro ha condannato Parigi per inadempimento degli obblighi derivanti dalla direttiva relativa alla qualità dell'aria. Secondo i giudici di Lussemburgo, il "periodo di tale superamento, che concerne dodici agglomerati e zone di qualità dell'aria francesi, avrebbe dovuto essere il più breve possibile". Nel 2012, la Francia aveva chiesto alla Commissione di posticipare il termine previsto per conformarsi ai valori limite di biossido di azoto fissati dalla direttiva sulla qualità dell'aria. La richiesta riguardava i valori limite annuali di 24 zone del territorio francese e i valori limite orari di tre di dette zone. La Commissione ha sollevato obiezioni e Parigi aveva l'obbligo di rispettare i valori limite di biossido di azoto, calcolati per medie orarie o per anno civile, dal primo gennaio 2010. A causa di superamenti dei valori limite annuali di biossido di azoto in più zone del territorio francese dal 1 gennaio 2010, la Commissione ha avviato nel 2014 un procedimento per inadempimento contro la Francia.
Nel giugno 2015 la Commissione ha ritenuto che la Francia non avesse rispettato i valori limite applicabili per il biossido di azoto e che, pur avendo adottato piani per la qualità dell'aria e/o altre misure al fine di ridurre le emissioni di biossido di azoto, essa non avesse adempiuto all'obbligo di provvedere affinché il periodo di superamento fosse il più breve possibile. La Commissione ha quindi chiesto alla Francia di adottare le misure necessarie per adempiere agli obblighi. Parigi non ha adottato tali misure e la Commissione ha quindi proposto un ricorso per inadempimento contro la Francia dinanzi alla Corte di giustizia.
Nella sentenza di oggi la Corte rileva che il superamento dei valori limite per il biossido di azoto nell'aria ambiente è di per sé sufficiente per poter accertare l'inadempimento dell'obbligo previsto all'articolo 13 della direttiva sulla qualità dell'aria. Intanto, per la lotta internazionale contro il cambiamento climatico, giungono nuvoloni pure dagli Stati Uniti. Citando fonti vicine al dossier, il "New York Times" ha appena rivelato che l'amministrazione Trump sta preparando il ritiro formale degli Stati Uniti dal Trattato di Parigi sul clima. Secondo le stesse fonti, le procedure richiederanno un anno per il completamento. Ieri, nel corso di un evento a Pittsburgh, lo stesso presidente americano aveva confermato per l'ennesima volta l'intenzione di ritirarsi "da un accordo terribile, che è un disastro totale per il nostro Paese".
In base alle regole del Trattato, il 4 novembre è la prima data utile entro la quale l'amministrazione Trump può inviare una notifica scritta all'Onu per comunicare l'avvio del processo di ritiro.

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