giovedì 26 settembre 2019
Martedì si onoreranno i 70 anni della fondazione della Repubblica popolare cinese, con quella che le alte sfere del regime hanno già definito "la parata militare più grande della storia"
I preparativi a Piazza Tienanmen in vista della parata di martedì (Ansa)

I preparativi a Piazza Tienanmen in vista della parata di martedì (Ansa)

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Tutto pronto, o quasi. La scommessa è connettere la grandeur scenografica del regime con la passione tutta cinese per il particolare. E mostrare i muscoli, superando la performance del 2015. Allora si festeggiava il 70esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, marciarono 12mila uomini spalleggiati da 500 mezzi corazzati e 200 aerei. Martedì si onoreranno i 70 anni della fondazione della Repubblica popolare cinese (15mila i soldati schierati), con quella che le alte sfere hanno già definito "la parata militare più grande della storia". Una sfilata che, come sanno bene gli esperti militari, contiene un doppio messaggio. Uno indirizzato agli Usa, l'altro ai più riottosi vicini. Lo scorso 29 agosto, in occasione della conferenza stampa di presentazione della parata, il generale Cai Zhijun, ha tenuto a sottolineare che l'esibizione muscolare cinese "non prende di mira nessun paese o regione e non si rivolge a nessuna situazione specifica". "I militari cinesi sono sempre stati una forza forte per la salvaguardia della pace nel mondo e della stabilità regionale", ha affermato. Quindi, la precisazione: "Allo stesso tempo, abbiamo la determinazione e la capacità di salvaguardare risolutamente i nostri interessi nazionali in materia di sovranità, sicurezza e sviluppo". A Tienanmen sfileranno, sotto gli occhi del presidente Xi Jinping - reduce dall'inaugurazione a Pechino del Beijing Daxing International airport, il più grande aeroporto al mondo - le armi più all'avanguardia a disposizione delle Forze Armate, tra cui i nuovi droni spia e i droni stealth, ma soprattutto i missili balistici intercontinentali Df-41, anche se non ci sono conferme ufficiali.

La perfetta riuscita dell'evento è un elemento chiave: le prove della parata si susseguono da settimane a Pechino, e ieri un'altra prova generale è stata condotta poco fuori dalla capitale. La municipalità ha messo a disposizione migliaia di agenti, bloccato strade (non senza disagi per residenti, esercizi commerciali e alberghi del centro) e offerto supporto logistico alle prove notturne per il passaggio dei mezzi blindati, spesso ripresi dalle telecamere degli smartphone dei curiosi. Una serie di divieti, come spesso accade in occasione di ricorrenze estremamente sensibili, scandisce l'attesa: cieli del centro chiusi agli aquiloni, ai droni e persino ai piccioni fino al giorno dell'anniversario della vittoria delle truppe comuniste di Mao Zedong sui nazionalisti di Chiang Kai-shek. Le restrizioni riguardano anche Internet: la popolare piattaforma di micro-blogging Weibo ha deciso di cancellare i contenuti che distorcono, o peggio insultano, la storia nazionale.

A Hong Kong, l'anniversario non sarà salutato dai fuochi d'artificio sul Victoria Harbour e l'amministrazione guidata da Carrie Lam celebrerà la ricorrenza in tono dimesso per evitare di esacerbare ulteriormente gli animi dei manifestanti anti-governativi. Gli appelli di Lam alla riconciliazione non hanno finora fatto presa sui manifestanti e il programma delle proteste in vista del 1 ottobre appare una sfida diretta a Pechino: sabato, in occasione del quinto anniversario dell'inizio del movimento pro-democratico degli ombrelli che ha occupato per 79 giorni il centro di Hong Kong, è prevista una marcia ai Chater Garden, proprio nei pressi degli uffici amministrativi, mentre il giorno successivo, sarà ancora una volta il distretto commerciale di Causeway Bay il teatro di una marcia contro il totalitarismo. Martedì, invece, gli organizzatori del Civil Human Rights Front hanno in programma una manifestazione in cui tutti i cittadini sono invitati a vestirsi di nero, il colore delle proteste, e gli attivisti starebbero pensando anche a una nuova protesta davanti al consolato britannico.


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