venerdì 23 settembre 2011
Una standing ovation dei delegati alla 66/ma Assemblea dell'Onu ha sottolineato le ultime parole del discorso del presidente palestinese, quando ha affermato che "la Palestina è rinata" e ha mostrato "una copia della richiesta" di riconoscimento all'Onu dello Stato di Palestina. La replica del premier israeliano Netanyahu: la pace si raggiunge solo con negoziati.
La pace mancata: 50 anni di occasioni perse
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Una standing ovation dei delegati alla 66/ma Assemblea dell'Onu ha sottolineato le ultime parole del discorso del presidente palestinese Abu Mazen, in particolare quando ha affermato che "la Palesitina è rinata" e ha mostrato nel pugno alzato verso il cielo i fogli di "una copia della richiesta" di riconoscimento all'Onu dello Stato di Palestina. La delegazione israeliana è rimasta seduta al proprio posto, impassibile, senza applaudire.

IL DISCORSO DI ABU MAZENUn discorso dai toni duri,quello di Abu Mazen. Il fallimento dei negoziati di pace israelo-palestinesi è colpa della "politica colonialista di Israele", della "occupazione militarizzata" dei Territori palestinesi e "discriminazione razziale" praticata nei confronti dei palestinesi: "Nei Territori si verificano ogni giorno, saccheggi, invasioni, da parte di israeliani che hanno la protezione ufficiale da parte dell'esercito israeliano. Queste persone prendono di mira le nostre colture, le abitazioni, le  moschee. Anche oggi ci sono stati episodi simili. Le autorità di Israele sono responsabili di questi crimini. Israele porta avanti politica coloniale. Questa politica di insediamenti minaccia anche la struttura dell'Anp e la sua esistenza. Noi la respingiamo. Tutte le azioni di Israele nel nostro Paese sono unilaterali, e hanno lo scopo di aumentare la loro presenza nei Territori". La frase "ne abbiamo abbastanza" ha raccolto l'ovazione dell'Assemblea generale. "Siamo l'ultimo popolo sotto occupazione straniera", ha sottolineato, e poi ha chiesto, retoricamente: "Il mondo permetterà a Israele di stare sopra la legge e di rifiutare le risoluzioni dell'Onu e quelle della Corte di Giustizia internazionale?".

La nostra azione "non è un'azione unilaterale", noi "non miriamo a isolare o a delegittimare Israele", ma a "delegittimare la sistematica colonizzazione" dei Territori palestinesi.
LA REPLICA DI NETANYAHU
"Tendo la mano" ai palestinesi, ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu iniziando ilsuo discorso all'Assemblea generale dell'Onu. "La Palestina vuole uno Stato senza pace", ha proseguito Netanyahu, commentando la richiesta di riconoscimento presentata all'Onu dal presidente dell'Anp, Abu Mazen. Il premier israeliano è tornato a ribadire che l'obiettivo della pace "non si può raggiungere con una risoluzione dell'Onu ma solo attraverso negoziati diretti".
 
LA PALESTINA SI PRESENTA ALL'ONU di Elena Molinari
La mediazione americana per evitare che la questione palestinese arrivi sul tavolo del Consiglio di sicurezza «è fallita». Sono stati gli stessi diplomatici statunitensi ad aver ammesso anonimamente ieri, in una giornata stranamente tranquilla per la diplomazia al Palazzo di Vetro, che i loro sforzi di far ripartire i colloqui diretti fra israeliani e palestinesi non hanno portato frutto. Così come il loro tentativo di convincere francesi e russi ad unirsi agli sforzi Usa di dissuadere il presidente palestinese Abu Mazen dal presentare oggi richiesta di riconoscimento statuale al Consiglio di sicurezza. L’intervento del presidente francese Nicolas Sarkozy ha dimostrato quanto l’approccio americano sia stato accantonato da buona parte della diplomazia europea, non più disposta a schierarsi al fianco di Washington nel suo sostegno incrollabile per Israele. La rigidità israeliana nei confronti dei nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania ha portato alla luce un divario fra Usa ed Europa sul Medio Oriente.Ora resta solo da vedere come l’Amministrazione Obama cercherà di gestire la questione di uno Stato palestinese, dopo che gli è sfuggita di mano per approdare in quelle dell’Onu. Una prima preoccupazione della diplomazia Usa è la possibilità che un nuovo status palestinese dia il via a una serie di ricorsi dell’Anp contro leader israeliani alla Corte internazionale di giustizia. Vi è poi il timore che un veto Usa comprometta la credibilità americana nel mondo arabo e musulmano. Anche per questo la Casa Bianca ha mostrato freddezza nei confronti di una misura, in discussione ieri in Congresso, che “punirebbe” la richiesta di riconoscimento dell’Autorità nazionale palestinese con la cancellazione dei 600 milioni di dollari di aiuti che riceve da Washington ogni anno. Una mossa che persino il governo israeliano guarda con timore, perché potrebbe causare una deriva estremista o innescare nuova violenza nei territori occupati. Ieri i diplomatici statunitensi ammettevano perlomeno di sperare che un dibattito in Consiglio di sicurezza sarebbe servito a far ripartire i negoziati diretti con i palestinesi.Intanto, all’Assemblea generale ha preso la parola il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, irritando le delegazioni americane ed italiana, che hanno lasciato l’aula. Ahmadinejad ha accusato «potenze arroganti di usare la loro rete imperialista per minacciare chiunque metta in discussione l’Olocausto e gli eventi dell’11 settembre con sanzioni e azioni militari». Quindi ha accusato gli Stati Uniti di aver ucciso Osama Benladen invece di sottoporlo ad un processo che avrebbe potuto far luce «sull’incidente» dell’11 settembre 2011. In precedenza, in un’intervista al New York Times, il presidente iraniano aveva fatto sapere che la Repubblica islamica sarebbe pronta a sospendere l’arricchimento dell’uranio al 20% se ne verrà rifornita dall’estero. «Se questa settimana ci danno l’uranio arricchito, fermeremo immediatamente il nostro arricchimento fino al 20% di uranio – ha detto Ahmadinejad –. Noi vogliamo l’arricchimento per il nostro consumo interno. Se ce lo forniscono in base alla legge internazionale e dell’Aiea, senza precondizioni, fermeremo il nostro arricchimento».
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