sabato 23 giugno 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Sono ventisette milioni nel mondo le persone che vivono in schiavitù. Il dato è stato diffuso nei giorni scorsi dal segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha presentato l’ultimo rapporto annuale sul traffico di esseri umani. «La fine della schiavitù negli Usa non ha significato la fine della schiavitù ovunque», ha sottolineato la Clinton. Il rapporto del Dipartimento di Stato afferma che si è verificato un discreto progresso contro il traffico di esseri umani, con un numero maggiore di governi che oggi promuovono procedimenti giudiziari contro i responsabili di questo fenomeno e sostengono, allo stesso tempo, le vittime. Nonostante ciò sono solo 33 su 185 i Paesi che recepiscono in pieno le leggi vigenti a livello internazionale, come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che proibisce la schiavitù. Tra i diciassette Paesi che, secondo il rapporto, sono più in ritardo nella battaglia contro questa piaga ci sono l’Algeria, la Repubblica democratica del Congo, la Libia, la Corea del Nord, l’Arabia Saudita e, per la prima volta, la Siria. Questa «lista nera», lo scorso anno, era composta da cinque Paesi in più. I trafficanti «si impossessano delle speranze e dei sogni di coloro che cercano una vita migliore», ha sottolineato la Clinton. Stando allo studio Usa, nell’ultimo anno si sono registrate nel mondo circa il 10 per cento di condanne in più ai responsabili del traffico di esseri umani, con 3.969 sentenze. Tra i Paesi non più inclusi nella «lista nera» c’è il Venezuela di Hugo Chavez, «premiato» per una campagna di informazione e sensibilizzazione sul fenomeno e per aver aiutato nell’ultimo anno trentotto vittime.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: