giovedì 23 agosto 2012
​Un omicidio brutale ha scosso la comunità cristiana in Pakistan, già segnata dalla vicenda della bambina disabile incarcerata per blasfemia: un 14enne, secondo le cronache di Asianews e di Fides, è stato trovato morto e mutilato a Faisalabad. Si sospetta che sia stato privato degli organi interni, destinati al mercato nero dei trapianti. Intanto la piccola Rimsha secondo i testimoni è in carcere sotto choc. 
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Desiderava una maglietta nuova per andare a scuola. Una smania legittima a 14 anni, quando – specie nei Paesi del Sud del mondo – si smette di essere bambini e si comincia ad essere uomini. O si cerca di sembrarlo. Finalmente, Suneel era riuscito a racimolare la somma necessaria, a costo di non pochi sacrifici. Per un orfano come lui, ospite in una struttura e appartenente alla minoranza cristiana, la vita era da sempre dura. Domenica, Suneel però era felice e coi suoi pochi spiccioli si era recato al Liberty Market, un emporio di abiti a basso costo, non lontano dal mercato di Faisalabad, nel Punjab pachistano. Lì alcuni clienti l’hanno notato per il modo in cui indossava soddisfatto la maglietta nuova. Quando è uscito, il ragazzino era sorridente, allegro. Questa è l’ultima immagine di Suneel Masih. Varcata la soglia del Liberty Market, l’adolescente è svanito nel nulla. La sera non è rientrato in orfanotrofio. Così, è scattato l’allarme e la denuncia. Per due giorni, l’intera comunità cristiana di Faisalabad ha atteso che il ragazzino tornasse. Invano. Il suo corpo, orrendamente mutilato, è stato trovato martedì scorso, nella zona industriale di Faisalabad. La notizia, però, è stata resa nota ieri da Asianews e Fides. Gli erano stati espiantati gli organi. Per renderlo irriconoscibile, inoltre, gli era stato versato acido sul viso. «È la prima volta – a rivelato una fonte di polizia che ha chiesto di restare anonima a Asianews – che mi trovo al cospetto di un simile assassinio». Il barbaro delitto ha scosso profondamente la comunità cristiana, come ha detto a Fides padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad. Due giorni fa, al funerale del piccolo ha partecipato l’intera collettività, insieme a vari politici locali. Poi, in tanti hanno sfilato per le vie della principale città del Punjab, per chiedere giustizia. Il presidente della Commissione giustizia e pace della Chiesa cattolica, padre Nisar Narkat, si è appellato al governo nazionale. Al momento, però, la polizia non ha aperto un fascicolo sulla morte del piccolo: oggi si svolgerà l’autopsia. L’omicidio di Suneel ha aumentato i timori della comunità cristiana, già sotto choc per il caso di Rimsha Masih, la 13enne (la determinazione dell’età è controversa) disabile mentale, accusata di blasfemia e arrestata in un sobborgo di Islamabad. Sulla vicenda, sono intervenuti ieri perfino i taleban. Il portavoce della formazione Tehrik-e-Taliban Pakistan, Ihsanullah Ihsan, ha affermato che «se la ragazza è matura e le sue condizioni mentali sono buone e l’atto che lei ha fatto è deliberato, allora dovrà essere punita in base alla sharia». Ma – ha aggiunto – «se il caso non esiste e attraverso di esso è stata colpita la comunità cristiana, allora la gente coinvolta dovrebbe essere punita perché l’islam protegge le minoranze». Anzi, secondo l’esponente estremista, la vicenda potrebbe essere stata montata ad arte per indurre il governo a modificare la legge sulla blasfemia. Un provvedimento – secondo l’opinione pubblica internazionale – oltremodo controverso, che viene di frequente utilizzato come strumento di repressione delle minoranze. Intanto Rimsha resta in cella. Secondo l’attivista Xavier William – che l’ha visitata in carcere – l’adolescente, in isolamento per ragioni di sicurezza, è terrorizzata e traumatizzata. La giovane disabile mentale non capisce le ragioni per cui è stata allontanata dalla famiglia. Rimsha, inoltre, è ancora sotto choc per l’aggressione subita da parte di estremisti islamici prima dell’arresto. Le cicatrici le marchiano il volto e le braccia. Le ferite fisiche, però, si rimargineranno. Difficile, però, che la ragazzina possa dimenticare i lunghi giorni in carcere.
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