martedì 29 settembre 2015
Un uomo impiccato per un presunto omicidio commesso a 15 anni. Una novella sposa morta dopo essere stata costretta dai suoceri a bere acido perché la dote non corrispondeva alle aspettative.
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È stato impiccato stamani in Pakistan Ansar Iqbal, il pachistano condannato a morte con l'accusa di aver commesso un omicidio 16 anni fa quando, secondo la difesa, aveva 15 anni. Per le autorità era invece un ventenne.Iqbal, che si dichiarava innocente, è stato impiccato nel carcere di Sargodha, nella provincia del Punjab, secondo un funzionario del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Muhammad Akmal, citato dall'agenzia di stampa Dpa. "Il corpo è già stato consegnato alla famiglia per la sepoltura", ha aggiunto.L'ong per i diritti umani Reprieve aveva lanciato un appello al presidente Mamnoon Hussain affinché concedesse la grazia a Iqbal. In un comunicato l'ong ha denunciato come "tutte le prove documentate presentate in tribunale durante il processo indichino che era un bambino all'epoca del presunto reato" e come "tuttavia i tribunali abbiano deciso di credere alle stime degli ufficiali di polizia secondo cui era un ventenne".All'inizio di agosto aveva suscitato sdegno la notizia dell'impiccagione, sempre in Pakistan, di un giovane condannato a morte per l'omicidio nel 2004 di un bambino di sette anni, un reato commesso quando - secondo la difesa - aveva 14 anni. Revocata la moratoria. In Pakistan non è prevista l'applicazione della pena di morte nei confronti dei minori di 18 anni. Dopo il sanguinoso attacco dello scorso dicembre contro una scuola di Peshawar, in cui rimasero uccise 150 persone (per lo più bambini), le autorità pachistane hanno deciso la revoca della moratoria sulla pena di morte, che era in vigore dal 2008. Secondo l'ultimo Rapporto sulla pena di morte nel mondo di Nessuno Tocchi Caino, lo scorso anno in Pakistan sono state eseguite 7 condanne a morte per impiccagione. Quest'anno da gennaio a giugno, stando allo stesso rapporto, almeno 174 condanne a morte sono state eseguite per impiccagione. Dallo scorso dicembre le esecuzioni sono state più di 200.Date scarsa: neo sposa costretta a bere acido. Sempre dal Pakistan arriva un'altra brutta di storia di violazione dei diriti umani. Una giovane sposa sarebbe stata costretta a ingerire dell'acido dai familiari del novello sposo perché la dote che portava non era abbastanza cospicua. La ragazza è morta dopo ore di atroci sofferenze, neanche un mese dopo il matrimonio.Secondo la polizia pakistana, il fatto è accaduto nella zona di Daska, nella provincia del Punjab, la più popolosa del Pakistan. Rana Riaz, ufficiale di polizia, ha spiegato che la 25enne Takreem Bibi si era sposata il 4 settembre. "È stata portata subito in ospedale, ma è morta per le lesioni interne provocate dall'acido", ha detto Riaz, citato dall'agenzia di stampa Dpa. La dote femminile è un'usanza ancora molto radicata in Pakistan ed è tra le cause della violenza domestica contro le donne. Spesso giovani spose vengono uccise per gli stessi motivi per cui sono morte Takreem e la 26enne avvelenata dal marito e poi morta la scorsa settimana sempre nella zona di Daska. Il marito è latitante.
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