martedì 17 gennaio 2012
​La minoranza sta scontando nel Paese gli effetti nefasti della legge antiblasfemia. In 12 mesi 161 persone sono state incriminate e 9 uccise. Oltre 1.800 ragazze costrette a convertirsi con la forza.
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Un altro “anno nero”, il 2011, per i cristiani del Pakistan. Nello stillicidio di minacce, sopraffazioni e violenze che interessano anche altre minoranze religiose nel grande Paese musulmano, gli effetti della cosiddetta “legge antiblasfemia” sono ancora una volta stati drammatici, arrivando a colpire anche i vertici della politica nazionale. Come il governatore della provincia del Punjab, il musulmano Salman Taseer assassinato a gennaio, e il Ministro federale per gli Affari delle minoranze, il cattolico Shabhaz Bhatti, vittima di un attentato a marzo.Come conseguenza di un uso arbitrario e opportunista degli articoli 295b e 295c del Codice Penale, almeno 161 persone sono state incriminate lo scorso anno e nove uccise, magari dopo una assoluzione piena da parte dei tribunali con esecuzioni extragiudiziali in base ad accuse che secondo un avvocato musulmano, anonimo per motivi di sicurezza, citato dall’Agenzia Fides, «sono false nel 95% dei casi». Una situazione che chiama in causa il sistema giudiziario che prevede oggi un doppio “binario”, laico e islamico e di cui molti da tempo chiedono una riforma.In un documento diffuso in questi giorni si evidenzia anche l’uccisione di 18 difensori dei diritti umani e di 16 giornalisti impegnati a denunciare i mali della società pachistana, tra cui spiccano corruzione e crescente radicalismo islamico. Al punto da far dire ai redattori del Rapporto preparato e diffuso dall’Asian Human Rights Commission (Ahrc), organizzazione che verifica la situazione dei diritti umani nel continente asiatico, che «il Pakistan ha fallito nel garantire il rispetto dei diritti umani della popolazione». Al punto che una parte dei delitti imputabili alla legge antiblasfemia sono stati «compiuti da gruppi estremisti religiosi infiltrati nelle forze dell’ordine», nota la Commissione. «Lo Stato ha giocato un ruolo ambiguo per placare l’estremismo religioso ed è rimasto muto spettatore di tali omicidi», si sottolinea nel Rapporto di Ahrc. «Questa inettitudine del governo – prosegue il testo – ha favorito la conversione forzata all’islam di ragazze provenienti da gruppi religiosi minoritari: in totale, nel 2011, circa 1.800 ragazze indù e cristiane sono state costrette ad abiurare la fede d’origine con mezzi come il rapimento e lo stupro».Nella sintesi annuale del suo lavoro, la Commissione ha anche incluso le centinaia di morti per “delitti d’onore”, l’aumento delle violenze settarie a Karachi (la maggiore città del Paese, dove i morti lo scorso anno sono stati 1.800) e nella provincia del Balochistan (dove le tensioni tra etnia Balochi e immigrati, oltre che la repressione governativa, sono stati causa di 225 morti e oltre 6.000 desaparecido).<+copyright>
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