mercoledì 1 gennaio 2014
Solo ipotesi sulla sorte del sacerdote italiano rapito il 28 luglio a Raqqa. Una suora ortodossa accusa: «Più di 200 donne stuprate, alcune di loro mutilate».
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Sono ormai passati cinque mesi dal’ultimo contatto, tramite un sms, di padre Paolo Dall’Oglio con la famiglia. Le speranze, diffuse nelle ore immediatamente successive al sequestro, di una rapida liberazione ormai sopite.Un silenzio che tiene ancora viva la speranza, ma sulla sorte del gesuita romano prelevato per strada a Raqqa lo scorso 28 luglio da attivisti legato ad al-Qaeda, solo ipotesi ma nessuna certezza. Voci di questa estate parlavano di un tentativo di «mediazione» con il capo del gruppo jihadista dello «Stato islamico dell’Iraq» per liberare una troupe televisiva. Un rientro in Siria certo rischioso quello di luglio a Raqqa, dove padre Dall’Oglio, 60 anni, era stato ripreso in un video fra applausi e bandiere davanti a una chiesa armena di Raqqa. Il sacerdote, fondatore della comunità monastica di Mar Musa, era infatti stato espulso nel giugno 2012 dal governo di Damasco dopo più di 30 anni di permanenza nel Paese. Legato all’opposizione siriana laica e pluralista, padre Dall’Oglio era rientrato clandestinamente una prima volta in Siria lo scorso mese di febbraio. Molto noto in Francia, oltre che in Italia, è una delle voci più autorevoli impegnato nel dialogo con l’islam, ma che non aveva esitato a denunciare i crimini del regime di Damasco.Dall’aprile scorso sono in mano ai rapitori anche l’arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo, Paulos Yazigi, e il metropolita dei siriaci ortodossi John Ibrahim. La stessa sorte toccata alla 13 suore greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla rapite all’inizio dicembre a Maalula.Intanto ieri è stato diffuso ieri su Internet un video, che riporta le dichiarazione di suor Hatune Dogan, una siriana ortodossa dell’ordine di San Efrem il Siro, in Germania da molti anni, che ha creato una fondazione per aiutare i cristiani perseguitati. Suor Hatune commenta le immagini – che però non sono visibili su Internet – che ha mostrato a una conferenza della Commissione Internazionale Sakharov in cui denuncia lo stupro di una donna e della bimba di 9 anni dopo che i terroristi avevano ucciso tutti gli altri componenti della famiglia. «In totale ho parlato a 218 ragazze che sono state rapite, violentate e poi riscattate», dichiara suor Hatune.«A tredici di loro hanno tagliato le labbra, e a tre hanno mozzato i seni», continua la religiosa. Poi la parte che pare più incredibile: il sangue delle vittime viene raccolto dai terroristi. «Una piccola bottiglia di sangue cristiano in Arabia Saudita viene pagata 100mila dollari. Chi si lava le mani con quel sangue è come se partecipasse al sacrificio». Accuse gravissime, ma impossibili da verificare.Infine, si è appreso ieri, in quasi quattro mesi di assedio sotto il regime siriano, 15 palestinesi sono morti di fame nel campo profughi di Yarmuk. Lo denuncia l’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unwra). Il campo, un vero e proprio quartiere alla periferia sud di Damasco, è da oltre un anno terreno di scontro tra ribelli e milizie lealiste.
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