sabato 22 dicembre 2012
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​«Sém fi el aassal», come veleno nel miele. Così «abuna» Rafic Greiche, melchita bizzantino, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, giudica la bozza costituzionale egiziana al vaglio di un referendum contestato e sul filo del rasoio per il pacifico futuro dell’Egitto. «Questa bozza non sta nelle aspettative degli egiziani. Non è democratica, né moderna, non considera le minoranze. E a respingerla ci sono anche molti musulmani, partiti e associazioni».Padre Greiche, dove sta il veleno di cui lei parla?La sharia, è la voce di Dio per un musulmano. I suoi comandamenti sono applicati dalla scuola islamica che è umana e composta da una grande varietà di soggetti. Che possono essere di vedute aperte, ma anche dei “mutashadit”, fanatici. Se un giudice di estrazione fondamentalista verrà chiamato ad applicare la sharia nei confronti di un cristiano, che è un cittadino dell’Egitto, che giudizio democratico potrà mai applicare?Ma nell’articolo 12, ad esempio, si dice che il governo egiziano salvaguarda la cultura, la civilizzazione, la lingua  e ...E questo è il miele. Ma aggiunge anche: arabizza l’educazione, la scienza e la conoscenza. Questo è il veleno più pericoloso. Questo è un Paese aperto, dove si parlano, per storia e colonialismo, certo, anche l’inglese e il francese. L’Egitto è aperto alle civiltà. Quando si parla di “arabizzare” si dice che si andrà a mutare la società anche attraverso l’insegna di un negozio. Da questi particolari scaturiscono trasformazioni pericolose.Dunque il pericolo sta nel rendere una atmosfera uniforme a un sistema?Immaginiamo che domani una donna cristiana che cerca lavoro si senta dire che deve indossare il velo, altrimenti per lei non c’è posto. Che cosa farà questa donna, di fronte a questo condizionamento? Dovrà accettare, pur di vivere?Come vede la situazione dell’Egitto?Come una carovana nel mezzo di una tempesta di sabbia, dove ci sono turbolenze che non ci permettono di vedere dove stiamo andando veramente.Come uscire dalla tempesta?Ho sempre pensato che l’Europa può avere un grande ruolo. Però da tempo lo ha ceduto, lasciando la politica mediorientale nelle mani degli americani. Un grave errore che soprattutto è ricaduto sui cristiani del Medio Oriente. Ricordiamoci di quello che è successo in Iraq, dopo la guerra al regime di Saddam: erano un milione i cristiani, oggi sono meno di 400mila.
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