sabato 18 novembre 2017
Primo caso di morte di un neonato in Colorado. E' nato un corso di studi su come «commercializzare» la cannabis. Giro d'affari nel 2016 di 6,8 milioni di dollari
Un negozio di prodotti derivati dalla cannabis a Denver in Colorado (Ansa/Ap)

Un negozio di prodotti derivati dalla cannabis a Denver in Colorado (Ansa/Ap)

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La notizia risale al 2015, ma i due medici coinvolti l’hanno diffusa solo nei giorni scorsi su una rivista scientifica. Negli Stati Uniti un bimbo di 11 mesi è morto in seguito a una overdose di marijuana, il primo caso del genere. La vicenda è avvenuta in Colorado, uno degli otto Stati americani ad aver legalizzato l’uso ricreativo della cannabis. Qui i dottori Thomas Nappe e Christopher Hoyte hanno analizzato il caso di un bambino arrivato a un pronto soccorso locale con conati di vomito e scarsa reattività. Dopo poco, il piccolo ha perso conoscenza e il suo cuore si è fermato. In seguito alla morte, i medici hanno trovato nel sangue e nell’urina del bambino tetraidrocannabinolo, il principale ingrediente psicoattivo della marijuana.

Il piccolo, hanno scritto nel loro rapporto, viveva una una «situazione instabile, da motel a motel» con genitori dipendenti dall’uso di varie droghe, fra cui la marijuana. Non è chiaro come, ma a parere dei medici il bambino ha consumato molta cannabis assai rapidamente. Non sono noti altri episodi simili e i due medici, sulla rivista Clinical Practice and Cases in Emergency Medicine, sono cauti nel definire una relazione certa di causa ed effetto fra il sovradosaggio e la morte. Ma i casi di consumo accidentale di cannabis da parte di minori negli Stati dove questa è consentito si sono moltiplicati negli ultimi due anni, proprio mentre cresce il giro d’affari legale connesso al consumo di marijuana. Quasi la metà dei 50 Stati Uniti attualmente riconosce le applicazioni terapeutiche di questo psicotrópico, che nel 2016 ha generato 6.800 milioni di vendite negli Stati Uniti. Nel 2015, la rivista economica Forbes ha definito la cannabis la migliore opportunità di avvio per imprenditori e investitori, prevenendo che l’economia della marijuana dovrebbe aumentare di tre punti percentuali fino 44 miliardi di dollari l’anno entro il 2020. Non stupisce allora che un’università americana, la Nmu (Università del Michigan settentrionale) abbia creato una laurea di quattro anni sullo studio della pianta, i suoi usi e gli effetti.

“Chimica delle piante medicinali” è il nome ufficiale del corso di studi, iniziato lo scorso agosto. il primo a concentrarsi su tutti gli aspetti della pianta, comprese chimica, biologia, botanica, orticoltura, ma anche marketing e finanza. L’Università spiega che l’idea è emersa l’anno scorso, quando il docente di chimica Brandon Canfield ha partecipato una riunione annuale della American Chemical Society dove è stata espressa la necessità di specialisti che affianchino gli imprenditori e gli ambu-latori nella preparazione e nella distribuzione dei prodotti a base di cannabis. Nel solo Michigan, l’industria “dell’erba” genera profitti annui per oltre 700 milioni di dollari. L’ateneo fa notare che «sebbene ci sia un’impennata delle attività commerciali legate all’economia della marijuana, c’è una grande lacuna nelle opportunità educative disponibili per preparare le persone a una carriera nel settore della cannabis», e garantisce alle aziende «laureati qua-lificati per costruire da soli il proprio laboratorio di test, il loro dispensario e le operazioni di coltivazione ».

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