giovedì 5 maggio 2011
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Passano i giorni e aumentano gli interro­gativi. Il blitz che ha portato all’uccisio­ne di Osama Benladen è destinato a pas­sare alla storia come quello di maggior succes­so nell’intelligence militare, in grado forse di re­galare una nuova vittoria elettorale a Barack O­bama. Ma man mano che trascorrono le ore, e­mergono dettagli in contraddizione con le ver­sioni precedenti. Martedì sera la Casa Bianca ha ammesso che il leader di al-Qaeda non era né armato né si è na­scosto dietro uno scudo umano. Ieri la figlia do­dicenne ha raccontato alle forze di sicurezza pachistane che il padre è stato catturato vivo e poi assassinato dinanzi agli occhi dei familiari (che adesso sono nell’ospedale militare di Rawalpindi). I soldati del Seal Team Six avrebbero catturato Benladen nei primi momenti dell’assalto alla vil­la- fortezza di Abbottabad. Il direttore della Cia, Leon Panetta ha spiegato che le regole di ingag­gio avrebbero richiesto di arrestare Osama «se a­vesse alzato le mani e si fosse arreso», ma ha ag­giunto che «non c’era molto tempo» e comun­que sono state fatte «mosse minacciose, questo è il motivo per cui hanno sparato». Successiva­mente ancora la Cia ha «categoricamente smen­tito » le parole della figlia di Benladen. Intanto si è saputo che né il presidente america­no Barack Obama, né lo stesso Panetta hanno vi­sto l’uccisione in diretta di Osama, anche perché quando il commando è entrato nel compound c’è stato un periodo di 20 o 25 minuti di interru­zione nella trasmissione della immagini negli U­sa. Obama seguiva la missione dalla Situation room della Casa Bianca, insieme al vice, Joe Bi­den, e al segretario di Stato Hillary Clinton, men­tre Panetta era in videoconferenza dalla sede del­la Cia a Langley. Le foto diffuse dalla Casa Bian­ca hanno immortalato il presidente mentre – il volto pietrificato dalla tensione – sedeva insieme agli altri presenti: in realtà, però, non è chiaro se stessero guardando immagini in tempo reale o in differita oppure se stessero ricevendo solo un resoconto sull’operazione. La Cnn ha riferito che nell’operazione sono stati portati via dalla casa-rifugio di Abbottabad 5 com­puter, 10 hard disk e più di 100 elementi d’archi­vio, tra cui dischetti e dvd. Le foto al cadavere di Benladen sarebbero state scattate in Afghanistan. Nella villa-fortezza di Osama non sarebbero sta­ti trovati né armi né esplosivi e il complesso non era collegato ad alcun tunnel sotterraneo e non ospitava dei bunker. All’interno degli abiti del ter­rorista sono stati trovati cuciti cinquecento euro e due numeri di telefono cellulare: secondo la Cia sarebbero dei segni che dimostrano come Ben­laden fosse pronto a scappare se fosse stato av­visato di un attacco imminente. Quando gli americani hanno abbandonato la re­sidenza, le forze di sicurezza pachistane hanno re­cuperato a terra quattro cadaveri uccisi da colpi d’arma da fuoco e arrestato due donne e sei bam­bini, tra i due e i dodici anni. Amal, la donna fe­rita ad una gamba nello scontro a fuoco (e non uccisa come si era detto in un primo tempo), e­ra la più giovane delle cinque mogli di Benladen. La donna si trovava nella camera da letto di Osa­ma al momento del blitz e si sarebbe precipitata contro uno degli agenti americani, che ha aper­to il fuoco ferendola.
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