venerdì 22 febbraio 2019
Grazie alla mediazione della Chiesa, riparte il confronto dopo dieci mesi di violenze e repressioni e oltre trecento vittime civili
Daniel Ortega e la moglie, nonché vicepresidente, Rosario Murillo (Ansa)

Daniel Ortega e la moglie, nonché vicepresidente, Rosario Murillo (Ansa)

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Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha annunciato "negoziati" da mercoledì prossimo con l'opposizione, che ne ha chiesto le dimissioni, per mettere fine alla crisi politica e alle manifestazioni, dopo che in 10 mesi di proteste sono morte 325 persone. Il governo desidera "aprire un tavolo per i negoziati" il 27 febbraio con rappresentanti indicati dall'opposizione, per "aprire una nuova via" verso un'intesa, "perché non è più possibile tornare alla situazione anteriore", ha detto Ortega in un discorso durante una cerimonia. Una decisione maturata dopo l'intervento decisivo dei rappresentanti della Chiesa che entrambi i fronti hanno indicato come unico mediatore credibile. Così anche l'Alleanza civica per la giustizia e la democrazia, che raggruppa studenti, imprese, organizzazioni di società civile e sindacati, ha annunciato che accetterà l'invito e invierà dei negoziatori. L'ex guerrigliero Daniel Ortega, 73 anni e presidente dal 2007, è contestato da proteste dall'aprile 2018. Le manifestazioni sono iniziate contro una riforma della sicurezza sociale, evolute in una campagna per le sue dimissioni con l'accusa di aver instaurato una dittatura.

La repressione del movimento ha causato 325 morti, oltre a 700 arresti, secondo organizzazioni per la difesa dei diritti umani e opposizione. Ortega, che rifiuta di dare le dimissioni o anticipare le elezioni, a metà giugno scorso aveva messo fine al dialogo, che si era aperto sotto l'egida della Chiesa cattolica.

Il Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln), nato nel 1961, è l'unica guerriglia latinoamericana ad aver raggiunto una vittoria militare, contro la dittatura Somoza nel 1979, prima di perdere il potere nel decennio successivo dopo un violento conflitto con controrivoluzionari armati dagli Stati Uniti, e poi di riprenderlo alle urne.

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