giovedì 2 maggio 2013
In cella anche un medico, collaboratore del premier Fino a centomila euro per ogni «trapianto express». Le vittime erano disperati turchi e dell’ex Urss: a loro andava meno di un decimo della somma chiesta ai ricchi «acquirenti» che hanno testimoniato di fronte a un tribunale della missione «Eulex».
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Arrivano le prime condanne per il traffico d’organi umani legato alla Clinica Medicus, il piccolo ospedale privato di Pristina divenuto, fra il 2006 e il 2008, punto terminale di un complesso network di trapianti clandestini (di cui Avvenire aveva scritto il 26 maggio 2012 e l’8 giungo 2012). Il tribunale dell’Eulex, la forza civile dell’Ue che dal 2008 opera per la nascita di uno Stato di diritto in Kosovo, ha emesso le prime cinque condanne in primo grado nei confronti dei proprietari della clinica e del personale medico. E ha chiesto un risarcimento per sette delle vittime dei trapianti. Persone nullatenenti, giudicate «vulnerabili», intercettate nelle zone più depresse della Turchia e dell’ex Urss e persuase a vendere un proprio organo per 10mila euro. I compratori israeliani, canadesi, tedeschi e polacchi, hanno invece testimoniato di averne sborsato fino a 100mila per comprare quegli organi e ricevere un veloce trapianto.Ma lo scandalo non è solamente sanitario: assume anche le coloriture di un caso diplomatico. Davanti al tribunale dell’Eulex hanno già sfilato uomini molto vicini al primo ministro kosovaro Hashim Thaçi, come Lutfi Dervishi, proprietario della clinica condannato a otto anni di prigione e stretto amico del premier. E poi, soprattutto, il caso appare strettamente connesso a un’altra storia traumatica, quella della “casa gialla”. Il casolare di campagna nell’Albania settentrionale dove, tra il 1999 e il 2000, sarebbero stati rubati i corpi di un centinaio di prigionieri di guerra serbi, albanesi o kosovari collaborazionisti. Il traffico denunciato Carla Del Ponte, ex procuratrice del Tribunale Penale Internazionale dell’Ex Jugoslavia, sarebbe stato perpetuato dal Gruppo di Drenica, falange dell’Uck allora guidata dall’attuale primo ministro kosovaro Thaçi. Molti dei guerriglieri di quel gruppo, deposte le armi, sono divenuti importanti figure politiche nel Paese. Le connessioni fra la casa gialla e la clinica Medicus sono state denunciate invece dal senatore svizzero e parlamentare europeo Dick Marty che, nel 2010, ha presentato un rapporto alla Commissione Europea sul traffico d’organi illegale tra Kosovo e Albania al termine della guerra con la Serbia nel 1999. Marty scrive che ci sono «un numero di credibili e convergenti indicazioni che mostrano come le componenti del traffico di organi post conflitto descritte siano strettamente legate al caso della clinica Medicus». Per Belgrado le connessioni fra le vicende della “casa gialla” e quelle della clinica Medicus sono evidenti e il network criminale è lo stesso. Le attività sospette dell’attuale primo ministro kosovaro sono note. Più di un’inchiesta giornalistica ha dimostrato i legami di Thaçi con la criminalità organizzata albanese e come l’Uck, il movimento alleato della Nato nella guerra di liberazione del Kosovo, prima del suo scioglimento si sarebbe finanziato col traffico di eroina e la tratta della prostituzione. Il Pdk, il Partito democratico del Kosovo oggi al governo, si è formato riciclando in gran parte la leadership dell’Uck e ha poi compiuto una serie di atti intimidatori verso i membri del partito moderato e pacifista di Ibrahim Rugova. Nel 2008, la Serbia ha anche incriminato Hashim Thaçi per proclamazione di uno “Stato fasullo”, continuando a rifiutare radicalmente l’indipendenza del Kosovo. Una task force della Ue sta continuando intanto a investigare sul presunto traffico d’organi della “casa gialla”. Entro l’anno prossimo ha annunciato di presentare i suoi risultati e di verificare tutte le eventuali responsabilità dell’Uck. Per gli accordi di Pace potrebbe essere un terremoto.
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