lunedì 2 marzo 2015
​Rapporto Onu denuncia: solo nelle ultime settimane centinaia di morti, anche civili. «Un continuo flusso di armi pesanti verso i gruppi armati dell'Est, anche dalla Russia».
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Il numero delle persone uccise in Ucraina orientale dallo scoppio degli scontri nell'aprile 2014 ha superato la soglia dei 6.000: lo afferma l'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani delle Nazioni Unite. I combattimenti delle recenti settimane, in particolare vicino a Donetsk e nella zona di Debaltsevo, hanno provocato centinaia di morti, sia civili che militari, e una situazione insostenibile per le persone rimaste intrappolate o tenute in ostaggio nelle zone controllate da gruppi armati, afferma il nono rapporto della missione Onu per i diritti umani in Ucraina diffusi oggi a Ginevra. Il documento cita inoltre "rapporti credibili" che "indicano l'esistenza di un continuo flusso di armi pesanti e sofisticate verso i gruppi armati nelle regioni di Donetsk e Luhansk, così come di combattenti stranieri, anche dalla Federazione russa. Questo, si legge, ha alimentato l'escalation del conflitto". A dispetto dei successivi cessate il fuoco, "più di seimila vite sono state ormai perse in meno di un anno a causa dei combattimenti", ha sottolineato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ràad Al Hussein. Il rapporto dipinge inoltre un quadro di "spietata devastazione di vite civili e infrastrutture. Donne, bambini, anziani e gruppi vulnerabili hanno particolarmente sofferto", aggiunge. Per l'Alto commissario Zeid "è 'indispensabile che tutte le parti rispettino le disposizioni degli accordi di Minsk".
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