sabato 6 luglio 2013
​La crisi siriana assorbe tutte le risorse: 11 milioni a rischio fame. L’allarme di Robert Piper (Ocha): «Serve subito un miliardo di dollari perché i Paesi donatori hanno versato solo 607 milioni».
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​Scarsità di cibo e drammatici flussi migratori. Una combinazione micidiale che ha costretto le Nazioni Unite a «ricordare al mondo» gli altissimi rischi della crisi umanitaria nel Sahel. «Abbiamo bisogno di almeno un miliardo di dollari», afferma una nota urgente dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha): «Undici milioni di persone rischiano di morire di fame se la comunità internazionale non interverrà presto». Secondo le Nazioni Unite, l’esplosiva situazione in Siria, dove almeno 100mila persone sono rimaste uccise in oltre due anni di guerra civile, sta “rubando la scena” e assorbendo i principali finanziamenti.

Quella del Sahel, infatti, è una crisi che non sembra fare abbastanza rumore, sebbene centinaia di migliaia di civili continuino a fuggire dalle aree di conflitto in Mali, o vengano stroncate dalla fame nelle zone più remote della fascia saheliana.

«I Paesi donatori hanno provveduto a soli 607 milioni di dollari per affrontare la crisi – ha dichiarato Robert Piper, a capo dell’Ocha per il Sahel – ma ci servono ancora 1,72 miliardi se vogliamo evitare la catastrofe». I fondi per la guerra in Siria ammontano a 4 miliardi di dollari rispetto ai 13 richiesti a livello globale dall’Onu. Se le popolazioni del Sahel non saranno presto aiutate, però, si potrebbe arrivare a un punto di non ritorno. Innescando una sorta di guerra tra disperati per l’accesso alle risorse internazionali. «Circa 175mila rifugiati maliani sono accampati nei campi in Burkina Faso, Mauritania e Niger – afferma un recente rapporto di Ocha – e le provviste di cibo scarseggiano in tutti questi Paesi».Altre 353mila persone sono invece sfollate all’interno del Mali dove nei mercati locali, come in quelli in tutto il Sahel, i prezzi del cibo sono aumentati fino al 60%. Secondo l’Onu, la guerra nel nord del Paese, dove l’esercito francese ha diretto una campagna militare contro il radicalismo islamico, ha «peggiorato la scarsità di cibo annuale che si verifica nell’arida regione saheliana».

A questo si aggiunge la durissima pressione esercitata da una delle aree al mondo dove la crescita della popolazione è più rapida. «Il Mali stesso sta oscurando il resto della regione – ha continuato a spiegare Piper – purtroppo ho il sospetto che le varie capitali sentono di aver già fatto abbastanza per il resto del Sahel». In Mali, dove i fondi umanitari stanziati sono meno di un terzo rispetto ai 500 milioni di dollari richiesti, l’Onu ha potuto utilizzare il denaro solo per gestire l’emergenza. Sono quindi stati tralasciati i programmi di sviluppo che puntano a soluzioni sostenibili di lungo termine.

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