giovedì 5 maggio 2016
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Sei milioni di sfollati, 200mila civili uccisi, 30mila sequestri, 25mila sparizioni forzate, 18mila bambini soldato. Sono questi i numeri del conflitto a “bassa” intensità che da decenni – neanche si riesce a stabilire la data d’inizio – è in corso in Colombia tra esercito, paramilitari, narcos, Farc e gruppi ribelli. «In questo contesto c’è un’altra maledizione che devasta il nostro Paese: l’estrazione del carbone». A parlare così è Rodrigo Rojas, il coordinatore dell’Ong Pax, che ieri ha incontrato Il Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace. «Da tre anni – spiega – abbiamo contatti diretti e ci è stato ribadito l’interesse da parte del Papa». Il tema è l’oro nero, il carbone di cui la Colombia è il quinto esportatore al mondo, con riserve per altri 200 anni. Accanto a Rojas c’era Maira Barbosa, il cui padre è stato assassinato nel 2001 per il solo torto di essere un sindacalista. Lavorava da sette anni alla multinazionale Drummond, accusata di aver collaborato con i paramilitari della regione per accedere alle ricche miniere a cielo aperto del Cesar. In Alabama, dove ha sede, è sempre stata assolta per insufficienza di prove o perché eventuali reati non sono di competenza americana, mentre in Colombia un dirigente locale è stato arrestato nel 2015 per l’assassinio di due sindacalisti. «È una vicenda – continua Barbosa – che inizia da lontano, ma le ultime minacce sono di alcune settimane fa. Finora ci sono stati 3.100 omicidi, 55mila espropri e 200 desaparecidos». Una mattanza che insanguina il carbone, ben ricostruita dal report “Profondo nero” dell’Ong Re:Common che ha organizzato il tour europeo della delegazione colombiana. In America Latina, l’enciclica “Laudato si’” ha aperto profonde riflessioni e, nelle parrocchie, si discutono i problemi legati allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. «Durante l’incontro con Giustizia e Pace – continua la figlia del sindacalista ucciso – abbiamo sottolineato la corresponsabilità delle violazioni dei diritti umani da parte delle aziende che acquistano il carbone dopo l’estrazione». In Italia, il 20 per cento del carbone arriva dalla Colombia. Dopo varie tappe: il 95 per cento passa dal paradiso fiscale delle Cayman, da dove è rivenduto in Europa a prezzi maggiorati. I carichi di polvere nera che fanno funzionare le centrali arrivano dal Cesar e della Guajira. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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