sabato 22 settembre 2012
Lega Araba, Conferenza islamica, Unione Africana e Unione Europea «respingono l’uso della fede per alimentare provocazione ed estremismo» Forte anche la denuncia degli attacchi armati alle sedi diplomatiche Invito a lavorare per una risoluzione Onu che si basi sulla tolleranza e il rispetto
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Tutti uniti, i Ventisette dell’Ue come i 21 Stati della Lega Araba contro l’odio religioso e in difesa della tolleranza. La sponda nord e quella sud del Mediterraneo, come chiuse a tenaglia ma non dal timore di un’offensiva del terrorismo o dal vento dell’intolleranza: è un pressante invito al pieno rispetto dei simboli, dei testi religiosi e della libertà di fede che si leva da Europa e mondo arabo.Pubblicato in vista del temuto “venerdì della collera” per la pubblicazione delle vignette anti-Maometto su Charlie Hebdo che ha scatenato violenze soprattutto in Pakistan (19 le vittime, quasi 200 i feriti), il documento è una “prima” assoluta firmata da Lega Araba, Conferenza islamica, Unione Europea e Unione Africana. Si tratta di una aperta condanna dei recenti atti di violenza e nello stesso tempo ribadisce l’impegno per misure internazionali anti-blasfemia.«Siamo uniti nella convinzione della fondamentale importanza della libertà di religione e della tolleranza», scrivono il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton, il segretario dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu, e il responsabile dell’Ua per la Pace e la sicurezza, Ramtane Lamamra.«L’angoscia provata dai musulmani» per la pubblicazione su Internet del film che insulta Maometto e per atti simili come le vignette di Charlie Hebdo «è condivisa da tutti gli individui e le comunità che respingono l’uso della religione per alimentare la provocazione, lo scontro e l’estremismo». I comportamenti provocatori di «piccoli gruppi» non rappresentano le «comunità più estese», ma possono provocare danni «considerevoli». Per questo la preoccupazione di Lega Araba, Oci, Ue e Ua è che «recenti avvenimenti» non compromettano le «relazioni di fiducia e di rispetto» costruite negli anni. Da queste convinzioni comuni viene l’inedito appello unitario di Europa, Africa e mondo islamico: «La comunità internazionale non può rimanere ostaggio di estremismi da ambo le parti», scrivono i quattro leader che, poi, «condannano le recenti violenze contro le sedi diplomatiche e le morti che hanno provocato».Un invito a mettere al bando il linguaggio offensivo che genera una spirale di brutalità: «Deve prevalere la ragione e per questo chiediamo la fine della violenza dovunque si sia manifestata». Da qui l’impegno comune a lavorare per la «tolleranza e il pieno rispetto delle religioni», con un esplicito riferimento alla risoluzione Onu sui diritti umani. La nota si conclude con un appello ai leader religiosi e spirituali a perseverare nel dialogo interreligioso: «L’unica risposta al buio dell’intolleranza e dell’ignoranza – affermano i quattro firmatari – è la luce del rispetto reciproco, della tolleranza e del dialogo».Toni ed argomenti in parte anticipati mercoledì scorso dal segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, che nel condannare come «provocatorie e odiose» le vignette anti-Maometto pubblicate da Charlie Hebdo, invitava tutti alla calma e a manifestare con gesti pacifici. «Tutte le religioni fanno appello alla tolleranza, al dialogo e al rispetto della cultura dell’altro», concludeva tre giorni fa el-Araby.Un impegno condiviso in pieno dal governo italiano se il 27 settembre, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Uite, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, presiederà insieme alla Giordania un convegno internazionale sulla libertà religiosa. L’Italia «mira a una risoluzione che sia votata da tutti i Paesi membri che condanni senza attenuazioni ogni forma di intolleranza religiosa, rafforzi gli ultimi testi approvati all’Onu» ricordava giovedì il titolare della Farnesina. Su libertà religiosa, tolleranza e rispetto della fede, concludeva Terzi, è in questo momento necessario un «sostegno corale, e la partecipazione effettiva di tutti».
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