giovedì 28 giugno 2012
5 voti a favore e 4 contrari. Questo l'attesissimo verdetto della Corte suprema americana sulla riforma sanitaria dal presidente, ma che ha diviso le forze politiche. Lo sfidante repubblicano alla Casa Bianca, Romney: se eletto, abolirò la riforma. Ma Obama: le vite degli americani sono più sicure. Un mese fa la denuncia delle diocesi contro l'assicurazione obbligatoria per l'aborto.
Togliere quell’ombra dalle luci della riforma di Vittorio E. Parsi
COMMENTA E CONDIVIDI

La riforma sanitaria del presidente Usa Barack Obama è stata promossa dalla Corte Suprema con 5 voti a favore e 4 contrari. Contro l'Obamacare si sono schierati i giudici Antonin Scalia, Anthony Kennedy, Clarence Thomas e Samuel Alito. A sorprese il presidente John Roberts, un conservatore che ha scritto la sentenza, ha votato a favore.Centinaia di persone erano assiepate fin dalle prime ore del mattino davanti alla sede della Corte suprema degli Stati Uniti, a Washington, in attesa della sentenza sulla riforma, fortemente voluta dal presidente Obama e varata nel 2010. Il clima è stato per tutta la giornata ad alta tensione, come non si vedeva dai tempi della decisione della Corte sull'aborto, nel 2007. Il presidente Obama ha definito "una vittoria per gli americani" la decisione presa dalla Corte Suprema. "La decisione di oggi è una vittoria per la gente di tutto il paese, le cui vite sono più sicure grazie a questa legge e alla decisione della Corte Suprema di mantenerla". La dichiarazione di Obama sembra rispondere alle affermazioni del candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Rmney, secondo il quale "se verrò eletto presidente, il mio primo atto sarà quello di abolire l'Obamacare". LA DENUNCIA DELLE DIOCESI CONTRO L'ASSICURAZIONI OBBLIGATORIA PER L'ABORTOUn mese fa le diocesi, scuole e associazioni cattoliche americane, comprese università di peso come l’ateneo di Notre Dame, avevano citato in giudizio l’Amministrazione Obama in 8 Stati più il District of Columbia (Washington) contro il mandato federale che impone a tutti i datori di lavoro – indipendentemente dai loro valori morali e senza concedere eccezioni per l’obiezione di coscienza – di offrire copertura sanitaria per il controllo delle nascite e per l’aborto dei propri dipendenti. La regola è una misura applicativa della riforma sanitaria voluta dal presidente Usa, che la Conferenza episcopale statunitense difende per il suo tentativo di offrire copertura sanitaria a basso costo alle famiglie che non possono permetterselo. I vescovi Usa hanno invece promesso battaglia contro l’obbligo imposto al gruppi e associazioni religiose, che hanno definito, un «attacco senza precedenti» alla libertà religiosa. «Abbiamo provato a dialogare e a trovare un accordo con l’Amministrazione e di far approvare una nuova legge in Congresso – ha detto ieri il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York e presidente dei vescovi Usa – ma non abbiamo trovato nessuna soluzione. Non molliamo. Il tempo sta per scadere e un diritto fondamentale è messo in gioco, quindi abbiamo deciso di appellarci ai tribunali».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: