sabato 7 settembre 2013
​Il presidente americano incalza il Congresso: "Le nostre azioni saranno più forti se agiremo insieme. Ma non sarà un altro Iraq". L'Europa: Assad colpevole. Bonino: niente intervento senza Onu.
INTERVISTA Il generale Serra: l'Unifil è pronta a tutto di Giorgio Ferrari 
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TWITTER DIARIO DALLA SIRIA di Giorgio Ferrari
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Il regime di Assad è "responsabile" del peggior attacco con armi chimiche del 21esimo secolo. "Noi siamo gli Stati Uniti e non possiamo chiudere gli occhi davanti alle immagini che abbiamo visto", anche se è accaduto "dall'altra parte del mondo". Lo afferma il presidente americano, Barack Obama, nel discorso del sabato.Obama definisce "solenne" la sua decisione di agire militarmente contro il regime siriano. "Come leader della più antica democrazia costituzionale al mondo, so che il nostro Paese è più forte e le nostre azioni più efficaci se agiamo insieme. È per questo che ho chiesto al Congresso" di votare.Il presidente ha comunque assicurato che si tratterà di un'azione limitata, senza truppe di terra: "Non sarà un altro Iraq o un altro Afghanistan".Intanto Obama raccoglie consenso crescente tra gli altri Paesi. Anche la Germania ha deciso di unirsi all'appello contenuto in un documento firmato ieri a margine del G20 da 11 Paesi - tra cui l'Italia - per una reazione internazionale "forte" nei confronti di Damasco. E dal vertice dei ministri degli Esteri a Vilnius, l'Ue alza la voce: l'alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton fa sapere che gli europei sono per una "risposta forte" all'attacco chimico del 21 agosto, sul quale le informazioni a disposizione mostrano la responsabilità del regime di Assad. Emma Bonino ha ribadito la posizione del governo: l'Italia, ha spiegato, ha "un'alleanza strategica con gli Usa", ma mantiene "una differenza sul metodo di reazione" in Siria. Il ministro degli Esteri ha ripetuto di ritenere "impensabile" un'azione militare senza l'Onu. "Se poi mi vogliono far passare per anti-americana, a me poverina...", ha chiosato la titolare della Farnesina allargando le braccia.
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