giovedì 18 febbraio 2016
​​Il presidente americano, dopo 88 anni di rapporti inesistenti, incontrerà Raul Castro il mese prossimo. I candidati repubblicani insorgono: paese senza democrazia.
Obama va a Cuba, scoppia la polemica
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​Il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato su Twitter che si recherà a Cuba a marzo (il 21 e il 22 marzo insieme a Michelle) per parlare anche di diritti umani. Si tratta del primo presidente in carica a visitare l'isola dopo 88 anni. Obama incontrerà il leader cubano Raul Castro lo scrive lo stesso presidente spiegando che la visita ha l'obiettivo di "far avanzare i progressi e gli sforzi che possono migliorare la vita del popolo cubano". Dopo l'annuncio della storica visita di Barack Obama a Cuba, il fattore "C" potrebbe diventare uno dei temi chiave della campagna presidenziale negli Usa. Per ora ha già fatto irruzion nel dibattito dei candidati alla nomination repubblicana. Sono stati soprattutto i due "cubani", Marco Rubio e Ted Cruz, ad attaccare la politica del disgelo voluta dall'inquilino della Casa Bianca. "È un regime oppressivo. Non ci sono elezioni a Cuba, non c'è scelta", ha detto Rubio, che è figlio di immigrati cubani, durante il dibattito tv organizzato dalla Cnn. "Io voglio che i rapporti tra Stati Uniti e Cuba cambino ma la cosa deve essere reciproca". E invece, ha proseguito, dopo oltre un anno dall'apertura di Washington, il governo dell'Avana "resta più oppressivo che mai". Anche secondo Ted Cruz, Obama non dovrebbe andare nell'isola dei Castro. "Non dovrebbe fare questo viaggio finchè i Castro sono al potere", ha sottolineato.  "Mio padre ha conosciuto di persona il male e l'oppressione a Cuba", ha aggiunto. Il padre di Cruz fu arrestato e incarcerato negli anni '40 dal regime di Batista ma fuggì negli Usa dopo la rivoluzione castrista perchè si opponeva al comunismo. I repubblicani hanno inizialmente alzato le barricate contro la nuova era nei rapporti tra Washington e L'Avana. Finora - malgrado la volontà di Obama - il Congresso, non ha votato per elimimare il cosiddetto bloqueo, l'embargo che dura da 54 anni, anche se l'amministrazione ha già varato diverse misure che lo allentano di fatto. Quanto al fronte democratico, Hillary Clinton e Bernie Sander appoggiano la svolta di Obama. L'ex segretario di Stato a luglio aveva esortato il Congresso a togliere l'embargo contro l'Avana e porre fine a una politica fatta attraverso "vecchie lenti da guerra fredda". Il socialista Sanders, dal canto suo, già nel 1985 aveva parlato "bene" di Castro. In un'intervista risalente a 31 anni fa e rispolverata dai media in occasione della sua candidatura.
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