sabato 29 dicembre 2012
Presidente cerca intesa e insiste: più tasse ai ricchi. In caso di mancato accordo pronto un testo per evitare l'aumento delle tasse alle famiglie. S&P assicura: niente taglio rating.
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A tre giorni dall'incubo "fiscal cliff", le chance di un compromesso per fermare l'aumento automatico di tasse e tagli alla spesa appaiono appese ad un filo. Ma Barack Obama non molla e insiste sulla linea dura: servono più tasse per i ricchi. E ai leader di Camera e Senato ricevuti alla Casa Bianca lancia un ultimatum: senza un accordo bipartisan sul suo piano è pronto ad andare avanti e a chiedere il voto del Congresso. Ognuno, insomma, si assumerà le proprie responsabilità davanti al Paese.

 

"La gente normale non capisce quello che sta acadendo a Washington e sta perdendo la pazienza", ha detto visibilmente irritato in una dichiarazione rilasciata in diretta Tv, in cui comunque ha professato un "moderato ottimismo". E mentre Standard&Poor's assicura che  nonostante l'impasse sul 'fiscal cliff' l'agenzia di rating non pensa ad un ulteriore declassamento del debito americano (con gli Stati Uniti che nell'estate 2011 persero la prestigiosa 'tripla À) Obama spiega che nella peggiore delle ipotesi presenterà un pacchetto dimisure tese a proteggere la classe media dagli effetti del 'fiscal cliff'.

 

Dunque, nessuna nuova proposta è stata avanzata dal presidente americano, contrariamente a quanto trapelato alla vigilia del delicato meeting della Casa Bianca. Vigilia in cui si era parlato dell'ipotesi di un 'mini accordò che il presidente avrebbe messo sul tavolo per evitare di innescare i rischi di una nuova recessione. Una serie di misure, insomma,  volte ad attenuare il più possibile l'impatto della rovinosa caduta dal 'baratro fiscalè che secondo alcune fonti congressuali prevedevano: un rinnovo degli sgravi fiscali dell'era Bush per le famiglie che guadagnano fino a 250.000 dollari l'anno; una proroga dei benefici legati all'indennità didisoccupazione; una norma per evitare tagli ai rimborsi ai medici previsti dal Medicare; un impegno per prevenire un'innalzamento della alternative minimum tax. Sul fronte della spesa pubblica, poi, si parlava di uno slittamento di alcuni dei tagli programmati, molto probabilmente quelli nel settore della difesa. Niente di tutto ciò è stato presentato, ma potrebbere però essere proprio questo il pacchetto a cui il presidente pensa in caso di definito fallimento delle trattative tra repubblicani e democratici in Congresso. Obama intanto ha ribadito con forza la sua volontà di abolire le agevolazioni per coloro che guadagnano oltre i 250.000 dollari l'anno: lo aveva promesso in camapagna elettorale "e questo - ha detto - è ancora quello chevoglio". Senza un acordo su tale questione toccherà alla controparte avanzare una controproposta seria. Che dovrà tener conto anche di un debito pubblico che il 31 dicembre - come annunciato dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner - raggiungerà il tetto fissato di 16.400 miliardi di dollari, mettendo il Paese a rischio default.Siamo dunque alle ultime chance per evitare quella che in molti hanno definito una catastrofe, con gli aumenti automatici di tasse e riduzioni di spesa che finirebbero inevitabilmente per provocare una brusca frenata di un'economia americana ancora in fase di incerta ripresa, dopo la durissima crisi degli ultimi anni. E con le famiglie che si troverebbero a pagare nel 2013 in media 2.000 dollari in più di tasse. Lo spettro della'double-dip recession', una seconda recessione a distanza di breve tempo, preoccupa non solo Washington, ma anche il Vecchio Continente e i Paesi emergenti, che temono pesanti ripercussioni anche sulle proprie economie. Intanto, sulla scia di tali incertezze, anche Wall Street ha chiuso la giornata con un tonfo, col Dow Jones che ha perso l'1,21% e il Nasdaq lo 0,86%.

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