giovedì 18 dicembre 2008
Il neo-presidente intende cancellare subito le restrizioni volute da Bush. Tra le prime misure: il taglio dei programmi sull'astinenza sessuale e il ripristino dei fondi per le ong che promuovono il controllo delle nascite nel mondo.
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Obama presenta altre tessere del suo mosaico. La sua squadra di governo ormai è quasi completa. Ieri è toccato a Ken Salazar (segretario dell'Interno) e Tom Vilsack (responsabile dell'Agricoltura) guadagnarsi le luci della ribalta accanto al prossimo inquilino della Casa Bianca. Lontano dai riflettori però lo staff di Obama lavora sui dossier che il presidente eletto riceverà in eredità da George W. Bush. È qui che si combatte una piccola ma tutt'altro che insignificante «guerra» fra chi lascerà la Casa Bianca e chi vi entrerà il 20 gennaio. Gli uomini di Obama studiano ogni virgola dei provvedimenti di Bush cercando di capire come, se e quando smontarli. Dall'altra parte l'Amministrazione uscente lotta contro il tempo per mettere altri mattoni al suo edificio politico. Entro sabato l'Amministrazione pubblicherà la normativa sull'obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario che consentirà loro di sottrarsi, senza subire richiami, a qualsiasi pratica abbia implicazioni morali, come l'aborto, il controllo delle nascite e la fecondazione in vitro. Sarà tecnicamente più difficile e lungo per l'Amministrazione Obama cambiare questo provvedimento. Basteranno invece degli ordini esecutivi per riscrivere altre norme procedurali relative all'aborto e alla salute riproduttiva. Secondo il Wall Street Journal Obama ha una lista di iniziative su ogni fronte, esecutivo, regolamentare, finanziario e legislativo, per demolire alcuni delle decisioni di Bush. Alcune fonti hanno riferito che lo staff della transizione sta valutando se tagliare i programmi di astinenza sessuale; se aumentare i fondi per l'educazione sessuale che includono lezioni sui metodi per il controllo delle nascite; se consentire alla sanità federale di pagare gli aborti; se rovesciare il provvedimento che rende i feti idonei alla copertura del Children's Health Insurance Program (una sorta di mutua per i minori). Temi sui quali l'Amministrazione Bush negli anni ha investito molto e che Obama vorrebbe rivedere drasticamente. Il terreno di scontro dei prossimi mesi sarà il Freedom of Choice Act (Foca), una norma che trasformerebbe la Roe v. Wade (la sentenza che nel 197 legalizzò l'aborto negli Usa) in legge federale. Questo avrebbe conseguenze notevoli poiché potrebbe persino rovesciare le leggi statali e i limiti posti in materia di interruzione di gravidanza. Obama durante la campagna elettorale ha detto che sarebbe disposto a firmare il Foca. Ed è proprio su questo terreno che i conservatori affilano le armi. Tuttavia il sostegno al Foca al Congresso non è così solido e secondo alcuni analisti non sarebbe saggio per Obama gettare da subito il suo capitale politico su un tema lacerante per la società e la politica Usa come l'aborto. Di sicuro fra le prime azioni di Obama ci sarà un ordine esecutivo che cancellerà il divieto posto da Bush al finanziamento con fondi federali della creazione di embrioni per la ricerca scientifica. Una delle questioni più controverse riguarda inoltre la cosiddetta «global gag rule», che proibisce che i soldi dei contribuenti Usa siano dati a organizzazioni internazionali per la pianificazione familiare che pratichino l'aborto. Obama dovrebbe autorizzare il ripristino dei fondi federali per l'Unfpa (Fondo Onu per la popolazione) che Bush cancellò nel gennaio del 2001.
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