mercoledì 12 settembre 2012
Il “New York Times” torna ad accusare l'amministrazione repubblicana di aver gravemente sottovalutato la minaccia terrorista. Obama: «L'eredità dell'attacco è un mondo più sicuro». Accordo sul museo della strage dell'11 settembre, sarà pronto nel 2014.
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George W. Bush già dal maggio 2001 era a conoscenza dei piani di al-Qaeda di attaccare l’America. Mentre l’America ricorda in modo tradizionale e sobrio l’undicesimo anniversario della tragedia dell’11 settembre, il New York Times in un pezzo d’opinione torna ad accusare l’Amministrazione repubblicana di aver gravemente sottovalutato la minaccia terroristica. In base alle minute desecretate dei briefing della Cia con il presidente, sembra infatti che a partire dal primo maggio di undici anni fa (quattro mesi prima dell’attacco) l’intelligence Usa aveva messo ripetutamente il capo della Casa Bianca al corrente di elementi che indicavano come Osama Benladen stesse organizzando un colpo spettacolare nei confronti degli Stati Uniti e come un nucleo di terroristi fosse già presente negli Usa.Tre mesi prima della nota informativa della Cia alla Casa Bianca del 6 agosto, infatti, i servizi segreti avevano raccolto i messaggi di molti leader della rete di estremisti islamici che si vantavano pubblicamente di un imminente attacco. La polemica su quello che la Casa Bianca sapeva nel 2001 e cosa avrebbe potuto fare continua da un decennio. L’Amministrazione Bush, dal presidente al suo consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice, si è più volte difesa dicendo di non aver avuto indicazioni specifiche su dove e quando i terroristi sarebbero scattati in azione. Ieri però, un altro limpido martedì mattina, che sembrava spaventosamente familiare a chi era a New York 11 anni fa, pubblicamente le polemiche sono state messa da parte in nome del ricordo degli oltre 3mila caduti per mano di al-Qaeda. I due candidati alla Casa Bianca hanno sospeso le ostilità elettorali in nome della commemorazione e della preghiera. Barack Obama a Washington, Mitt Romney in Nevada. Il presidente e la first lady Michelle hanno osservato un minuto di silenzio nel giardino della Casa Bianca, prima di deporre una ghirlanda al Pentagono, di fronte alla facciata semi-distrutta dal volo 77 dell’American Airlines, dove ora sorge una panchina per ognuna delle 184 vittime di Washington. «Le vittime non saranno mai dimenticate, non importa quanti anni passino», ha detto il presidente. L’eredità dell’11 settembre – ha proseguito – «non è la paura», ma «è un mondo più sicuro, una nazione più forte e un popolo più unito che mai». Il suo vice Joe Biden si è raccolto in preghiera in Pennsylvania, dove uno dei quattro aerei si era schiantato dopo la ribellione dei passeggeri contro i dirottatori. A New York per l’Amministrazione c’era il segretario alla sicurezza nazionale Janet Napolitano, che ha assistito alla solenne e commovente lettura dei nomi di chi ha perso la vita negli attentati. Il sito del World Trade Center è ormai rinato, con una torre che svetta vicino a dove sorgevano le Torri Gemelle e due gigantesche vasche di acqua nelle fondamenta delle torri. Manca solo il museo, che è rimasto in sospeso per una lite sui costi, ma che grazie a un accordo siglato ieri sarà completato per l’inizio del 2014. Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York, e il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg, sembrano aver risolto la disputa su chi coprirà i costi e supervisionerà la struttura. Alla trattativa ha preso parte anche Chris Christie, governatore del New Jersey, che con Cuomo condivide il controllo della Porth Authority, proprietaria del sito del World Trade Center dove sorgerà il museo.Bloomberg è invece a capo della Fondazione 11 settembre, l’ente che si occuperà dell’allestimento della galleria. La struttura, che inizialmente doveva essere inaugurata ieri, ospiterà migliaia di manufatti e contenuti audiovisivi assieme ai profili dei defunti e le fotografie dei 19 dirottatori.
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