mercoledì 14 agosto 2019
La solennità dell’Assunzione di Maria richiama una riflessione sul senso della tragedia del 15 aprile. Il cantiere si consolida, ma cresce la polemica sulle emissioni di polveri di piombo sprigionate
E' cominciato il 13 agosto il lavoro di ripulitura di Notre Dame dopo il disastro del 15 aprile scorso (Ansa)

E' cominciato il 13 agosto il lavoro di ripulitura di Notre Dame dopo il disastro del 15 aprile scorso (Ansa)

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Da secoli, l’ineffabile irradiamento spirituale ed estetico della Cattedrale di Notre-Dame ha raggiunto gli sguardi e i cuori di generazioni di fedeli parigini, pellegrini giunti da ogni contrada, artisti e semplici visitatori mossi comunque spesso dalla ricerca interiore di qualcosa di alto e indefinibile. In questa lunga scia, dopo il drammatico rogo del 15 aprile che ha devastato i piani alti della struttura, prosegue un interrogarsi silenzioso sulla “convalescenza” dell’edificio destinata a durare anni. Può tanta bellezza ferita, la rivelazione della fragilità in ciò che si credeva o sperava quasi eterno, ispirare emozioni inedite e preziose?

Nel quadro di quest’implicita riflessione, una sorta di nuova tappa, per così dire, giungerà oggi con la solennità dell’Assunzione di Maria, in questo 15 agosto che segna pure lo scoccare dei primi quattro mesi dal brutale ferimento di Notre-Dame. Alle 9.30, una processione guidata da monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, partirà dal vicino Pont Saint-Louis, passando per Place Saint-Michel, prima di raggiungere la chiesa di Saint-Sulpice, sulla Riva sinistra, dove l’arcivescovo presiederà la Messa alle 11.

Già il 15 giugno, un guazzabuglio d’emozioni aveva colto i fedeli che avevano assistito in televisione alla prima Messa celebrata dall’arcivescovo in una delle aree interne della Cattedrale preservate dalle fiamme: la principale cappella dedicata proprio alla Vergine. In quel rito davanti a una cerchia necessariamente ristrettissima di presenti, ogni dettaglio esprimeva il senso di una circostanza al contempo drammatica e unica, solenne e segnata da una forma di strenua resistenza, oltre che attraversata dal soffio di una rinnovata speranza: dai caschi bianchi da cantiere indossati da tutti, come a ricordare la missione da “operai” assegnata evangelicamente ad ogni fedele, fino alle parole forti impiegate dall’arcivescovo nell’omelia.

«Ci vergogniamo della fede dei nostri antenati? Ci vergogniamo del Cristo?», aveva interpellato Aupetit, ricordando che nella stessa Francia al capezzale di Notre-Dame le regole della vita civile non dovrebbero mai opporsi alle manifestazioni pubbliche della fede: «Ma la laicità è prima di tutto la possibilità per ciascuno di poter esprimere la propria fede o assenza di fede». Un’occasione, per Aupetit, per ribadire pure che Notre-Dame è divenuta un patrimonio nazionale francese per un’unica e semplice ragione: «Sì, questa cattedrale è un luogo di culto. È la sua finalità propria ed unica». In altri termini, ha aggiunto l’arcivescovo, Notre-Dame «non è che il riflesso delle pietre viventi che sono tutti coloro che vi penetrano».

È un messaggio che continuerà di certo ad essere ribadito ed approfondito dall’Arcidiocesi di Parigi e da tutta la Chiesa transalpina, nella speranza di trasformare la tragedia in un’occasione speciale di preghiera, evangelizzazione, riflessione. «Comprenderemo il senso di tutto ciò più tardi. La sola cosa di cui sono sicuro, è che Dio trae sempre del bene dal male», ha affermato in proposito l’arcivescovo. Monsignor Philippe Marsset, nuovo vescovo ausiliare di Parigi nominato un mese dopo il rogo, ha confessato di aver assistito al rito del 15 giugno, in occasione della Dedicazione della Cattedrale, con l’impressione di «partecipare a quest’azione di ridare un’anima in un corpo ferito».

Come se Notre-Dame fosse di colpo divenuta pure il simbolo dei tormenti conosciuti dall’evangelizzazione in Francia. Da più parti, si avverte il rischio che i lunghi anni di ricostruzione e restauro possano dirottare l’attenzione prevalentemente sugli aspetti tecnici dell’impresa, certo non da poco e già al centro di accesi dibattiti, se non di polemiche. In proposito, non è sfuggita alle critiche neppure la corsa di generosità fra i donatori, interpretata da alcuni come un’occasione per certi magnati di farsi pubblicità attraverso un’attività in gran parte esentasse.

Intanto, prosegue l’opera di consolidamento della struttura, che durerà probabilmente fino all’inizio dell’anno prossimo. Il rischio di nuovi crolli non è affatto scongiurato, ha appena confermato Philippe Villeneuve, l’architetto che supervisiona le operazioni. Per lui, anzi, le temperature record dell’estate parigina costituiscono un’insidia in più: «Sono angosciato all’idea che a forza di prosciugarsi, giunzioni e murature perdano la loro coesione, la loro qualità strutturale, provocando un crollo improvviso della struttura non ancora stabilizzata», ha dichiarato ai microfoni della televisione pubblica.

Al contempo, si è accesa pure una spinosa controversia sugli effetti sanitari delle emissioni di polveri di piombo sprigionate dal rogo. Le autorità nazionali hanno finora minimizzato il rischio, ma tanti esperti indipendenti rilanciano il campanello d’allarme, a partire dagli studi parziali finora condotti nelle zone potenzialmente più esposte. Su 162 bambini controllati prima del 31 luglio, 6 sfiorano la soglia di vigilanza per la presenza di piombo nel sangue ed uno la supera chiaramente, anche se c’è prudenza sulle cause esatte. Il Comune di Parigi ha chiuso una scuola materna e un’elementare attorno alla Cattedrale, che continuavano ad accogliere dei piccoli anche durante le vacanze. Inoltre, martedì è cominciata una campagna di bonifica ad ultra-pressione del sagrato e delle strade vicine, per un totale di circa 10mila metri quadri, destinata a chiudersi il 23 agosto, in parallelo rispetto alle pulizie speciali previste in tutte le scuole a rischio. Intanto, un’associazione ambientalista ha sporto denuncia contro ignoti, accusando proprio le autorità di sottovalutare i rischi di gravi intossicazioni anche per i lavoratori del cantiere, gli esercenti del quartiere, i turisti. Proseguono pure le discussioni sui materiali da impiegare nella ricostruzione e sul futuro profilo dell’edificio. In proposito, per il presidente Emmanuel Macron, è legittimo il dibattito sull’opportunità o meno di ricostruire la guglia centrale, che venne aggiunta solo nell’Ottocento al corpo della Cattedrale: «Purgare questo dibattito sarebbe un errore morale, politico», ha sentenziato il capo dell’Eliseo.

Il presidente ha promesso che i lavori non supereranno i 5 anni, interpretando la speranza diffusa che la “guarigione” della Cattedrale possa giungere prima della vetrina olimpica internazionale dei Giochi, previsti a Parigi nel 2024. Ma intanto, le autorità ecclesiastiche rinnovano l’auspicio che una struttura provvisoria possa permettere ai fedeli di assistere presto a delle celebrazioni liturgiche ai piedi di Notre-Dame. Un primo progetto da 800 posti, una struttura translucida smontabile e modulabile sorretta da assi in legno trattato per divenire ignifugo, è stato già inviato da uno studio d’architettura londinese. Attorno al corpo ferito della Cattedrale, la speranza apre nuove strade.

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