giovedì 12 maggio 2022
Sono molti i villaggi e i centri bersagliati: 13 milioni di ucraini ancora nel mirino.Scagliati dalle forze russe 2.500 missili. Quando Mosca arretra, emergono crimini di guerra
Un’immagine, fornita ai media dalla Difesa  di Kiev, di un elicottero russo a terra mentre sbarca militari prima di essere colpito da un missile sull’Isola dei Serpenti

Un’immagine, fornita ai media dalla Difesa di Kiev, di un elicottero russo a terra mentre sbarca militari prima di essere colpito da un missile sull’Isola dei Serpenti - Ministero della Difesa di Kiev

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Non sola Bucha e non solo Mariupol. A oggi 13 milioni di persone vivono assediate dalla guerra in Ucraina. La mappa del conflitto indica decine di villaggi, sobborghi, cittadine bersagliate giorno e notte. Senza tregua. Dal 24 febbraio sono stati scagliati dalle forze russe oltre 2.500 missili e a mano a mano che l’esercito di Mosca arretra, emergono altri crimini efferati. Alcuni compiuti per rappresaglia, altri per conquistare pezzi di territorio apparentemente insignificanti, ma che rivelano le intenzioni del Cremlino.

È il caso dell’Isola dei Serpenti, 40 miglia al largo di Odessa e di fronte all’ultimo lembo costiero di Ucraina, al confine con la Romania. Il 24 febbraio mattina, quando gli occhi del mondo erano puntati su Kiev, Mosca piantava la sua prima bandierina raggiungendo quella che alle cronache è passata come l’isola del “vaffa”. Fu quella, infatti, la risposta della modesta guarnigione ucraina all’invito via radio delle navi russe: «Arrendetevi o vi uccideremo tutti».

Per Mosca l’isolotto poco più grande di cinque campi da calcio è strategico in vista di una invasione via terra. Le navi in partenza dalla Crimea con a bordo la fanteria avrebbero necessità di uno scalo tecnico prima di raggiungere l’Ucraina e allo stesso tempo poter contare sul fuoco di copertura dall’isola verso la terraferma. Ma le perdite russe sullo scoglio non si contano. L’ultimo filmato mostrato dallo Stato maggiore di Kiev mostra un elicottero russo sostare in volo sopra l’isola in attesa di sbarcare uomini e mezzi. Quello che a bordo non sapevano è che alcune centinaia di metri sopra alle loro teste un drone turco comandato da Kiev prendeva la mira. L’elicottero è stato abbattuto e precipitando ha distrutto infrastrutture militari. Per risposta sempre sulla stessa isola il colonnello Ihor Bedzai, vice comandante della Marina ucraina e già capo della decima Brigata Sakska dell’aviazione navale, è rimasto ucciso nel corso di un’operazione di combattimento nei pressi dell’isola dei Serpenti nell’atacco al suo elicottero, un Mi-14 su quale viaggiava insieme ad altri membri dell’equipaggio. Originario di Mikolayv, era considerato uno dei migliori piloti delle forze armate ucraine.

Sotto assedio restano le aree a ridosso della Crimea, in particolare Mykolaiv e i villaggi nei dintorni. La città si va via via spopolando. Nel corso degli scontri sono state compromesse le condutture idriche oramai completamente fuori uso. E quando manca l’acqua corrente, non c’è modo di potersela cavare. L’intera rotta fino a Kherson è oggetto di conflitto ininterrotto. Chi può scappa verso Odessa, ma centinaia di persone sono intrappolate. Percorrere le poche strade ancora agibili è più rischioso che restare in casa sotto i bombardamenti. I militari cercano di svolgere anche missioni di protezione civile, tentando di far giungere autobotti e viveri a chi è rimasto in casa e non ha più da mangiare.

L’unica alternativa è cibarsi di ortaggi da cogliere nei campi, ma nelle ultime due settimane, secondo diversi testimoni, si sono intensificati i lanci di bombe a grappolo che hanno trasformato le campagne i terreni minati.

Sotto, un tecnico forense davanti  ai resti diUna fossa comune scoperta nel villaggio di Vilkhivka, nella regione di Kharkiv

Sotto, un tecnico forense davanti ai resti diUna fossa comune scoperta nel villaggio di Vilkhivka, nella regione di Kharkiv - Reuters

Come lo tsunami quando si ritira e la risacca lascia allo scoperto il disastro, anche a Pitomnik stanno contando i morti. Il villaggio a nord di Kharkiv è stato liberato ieri. C’era rimasta poca gente e quelli sopravvissuti all’avanzata russa raccontano storie già sentite di minacce, razzie, e un imprecisato numero di sparizioni.

Il 7 maggio, dopo combattimenti metro per metro, nella stessa zona era stato riportato sotto il controllo ucraino anche Tsyrkuny, un piccolo centro agricolo che dal giorno dell’occupazione, avvenuta alla fine di febbraio, ha visto le case spopolarsi e altre prese d’assalto dalle incursioni russe. Nella zona vengono rinvenuti numerosi corpi di soldati russi, ma il continuo cannoneggiamento a distanza impedisce di verificare come stiano i civili rimasti né quanti esattamente siano sopravvissuti e se vi sono altre fosse comuni. Anche a Chupakhivka, nella regione nordorientale di Sumy, vengono raccolti i resti di civili disarmati uccisi durante l’occupazione. Non si tratta più di episodi circoscritti. La modalità segue un preciso e identico canovaccio. Prima i villaggi vengono circondati, poi assediati e bersagliati, infine conquistati e sottoposti alla roulette russa dei militari. C’è chi è stato assassinato per non aver ceduto una sigaretta e chi perché stava alla finestra a guardare fuori.

«Con il bilancio delle vittime in aumento in Ucraina e le frequenti segnalazioni di nuovi crimini di guerra, la comunità internazionale ha l’urgente responsabilità di inviare un messaggio chiaro», ha affermato Ida Sawyer, direttore crisi e conflitti di Human Rights Watch. «I governi, le organizzazioni internazionali e la società civile devono cooperare per garantire – ha aggiunto – una giustizia effettiva e imparziale per le atrocità commesse in Ucraina».

Crimini di guerra e violazioni simili a quelle scoperte e documentate a Bucha vengono registrati ogni giorno. I ricercatori di Human Rights Watch hanno viaggiato in villaggi e città precedentemente occupati dalle forze russe e hanno raccolto decine di resoconti di testimoni di forze russe che hanno commesso torture, sparizioni forzate, esecuzioni sommarie, saccheggi, violenze sessuali e altri crimini. «Le forze russe hanno anche utilizzato ripetutamente munizioni a grappolo e altre armi esplosive in città e paesi ucraini densamente popolati», si legge in un report dell’organizzazione per i diritti umani.

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