sabato 2 giugno 2012
L’ingegnere abruzzese Modesto Di Girolamo, sequestrato lunedì da un commando nella Nigeria occidentale, è stato liberato. Era nel Paese africano per una ditta piemontese di costruzioni.
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L'incubo è finito: l’ingegnere abruzzese Modesto Di Girolamo, sequestrato lunedì nella Nigeria occidentale, è stato liberato. «Ho il cuore che mi batte all’impazzata, non riesco nemmeno a parlare. Sia lodato Gesù Cristo che ci ha fatto la grazia. Ma finché non parlo con mio marito non riesco a crederci», ha esclamato tra le lacrime la moglie, appena ricevuta la notizia direttamente dall’Unità di crisi della Farnesina. L’ennesimo sequestro di un nostro connazionale si era materializzato giovedì mattina, quando il ministero degli Esteri aveva confermato il rapimento. Di Girolamo, 70 anni, era stato prelevato da un commando armato mentre ispezionava un cantiere a Ilorin, capitale dello stato del Kwara. L’ingegnere, che lavora per la Borini&Prono Costruzioni, una società piemontese che sta costruendo una strada, in passato era già stato molte volte in Nigeria anche per conto di altre imprese. Nonostante gli sforzi compiuti anche dalle autorità locali, non era stato però possibile verificare se dietro il sequestro c’erano criminali comuni o miliziani islamisti del gruppo Boko Haram.Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che ieri ha espresso «grande soddisfazione» per un risultato ottenuto «grazie all’impegno della Farnesina e di tutte le autorità dello Stato in stretto contatto con il governo nigeriano», aveva subito attivato tutti i canali per arrivare a una soluzione rapida del caso e anche chiesto al suo omologo nigeriano, Olugbenga Ashiru, di astenersi da qualsiasi intervento che potesse mettere in pericolo la vita dell’ostaggio. Aveva anche ribadito «la fortissima posizione dell’Italia sull’esclusione dell’uso della forza» per tentare di liberarlo. In proposito la memoria corre alla tragedia dell’altro ingegnere italiano rapito in Nigeria, Franco Lamolinara, ucciso dai suoi sequestratori l’8 marzo durante un blitz delle teste di cuoio nigeriane, coadiuvate da forze britanniche, nel tentativo di liberare lui e il suo collega Chris McManus rapiti dai terroristi di Boko Haram.Della liberazione, come del resto del sequestro, non si conoscono al momento molti dettagli. Ma presto Di Girolamo farà ritorno a Rocca di Cambio, nell’Aquilano, dove eri è esplosa, incontenibile, la gioia. «Ho preso io la telefonata», ha raccontato la figlia. E ha aggiunto: «Siamo contenti, abbiamo sempre avuto grande fiducia nel governo italiano». Continua invece l’attesa per gli altri due connazionali sequestrati: Rossella Urru, la cooperante sarda rapita lo scorso ottobre nel Sud dell’Algeria, da Aqmi, braccio nordafricano di al Qaida, e Giovanni Lo Porto, anche lui operatore umanitario sequestrato in Pakistan il 19 gennaio con un collega tedesco.
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