sabato 10 marzo 2012
Un portavoce di Downing Street ha risposto  alle recriminazioni sollevate dall’uccisione di Lamolinara e del collega McManus: «Non  eravamo al corrente  di alcuna obiezione italiana all’intervento armato». Secondo il titolare del Foreign Office c’erano «troppi vincoli» per potere allertare l’Italia in anticipo.
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«È effettivamente inspiegabile il comportamento del governo inglese nel non informare e consultare l’Italia rispetto ad una azione di forza che poteva avere le conseguenze che purtroppo ha avuto». È da poco passato mezzogiorno, in piazza Montecitorio, il capo dello Stato ha appena abbandonato il Palazzo, dove, nella sala della Lupa, ha presenziato a un convegno sui programmi energetici del governo, quando viene raggiunto dai giornalisti che gli chiedono della drammatico blitz in Nigeria in cui hanno perso la vita due ostaggi, fra cui il nostro Franco Lamolinara. Il presidente non si sottrae: «Ho parlato ieri con il presidente del Consiglio che mi ha informato dell’accaduto direttamente da Belgrado», premette. E poi rilancia: «Credo sia necessario un chiarimento anche sul piano politico e diplomatico».Pochi minuti e il caso diplomatico deflagra con ancor più forza. La mancata spiegazione da parte britannica all’Italia del raid «non è inspiegabile. È spiegabilissina. È doloroso, ma completamente spiegabile», replica da Londra il ministro della Difesa britannico Phil Hammond in riferimento apparentemente inequivocabile a quanto detto un’ora prima da Napolitano. Alla domanda perché le autorità italiane non siano state consultate Hammond spiega che «il governo italiano è stato informato per tutta la durata dell’operazione via via che emergevano elementi di intelligence e poi, mentre veniva presa la decisione di agire, le autorità italiane - aggiunge - sono state informate» anche se, ammette, «non hanno specificamente autorizzato l’operazione». Hammond conferma la ricostruzione della stampa britannica: «Gli ostaggi - spiega - stavano per essere spostati e forse uccisi. Per questo abbiamo deciso di agire consapevoli che c’erano enormi rischi. Da maggio dell’anno scorso abbiamo sempre lavorato a stretto contatto con il governo italiano», precisa il ministro degli Esteri britannico.Il duro e imbarazzante botta e risposta mette subito in movimento le diplomazie per, quanto meno, circoscrivere il caso. Poco prima delle 20 al Quirinale arriva Mario Monti. Cinquanta minuti di colloquio con Napolitano tutti dedicati alla delicata doppia emergenza diplomatica India-Nigeria, esplosa proprio quando la morsa della crisi iniziava a regalare una significativa tregua. Monti ha trasferito a Napolitano la versione ufficiale della Gran Bretagna su quella che era apparsa come una sprezzante risposta del ministro della Difesa al Quirinale. Versione volta a negare, invece, ogni intenzione di replicare direttamente al Presidente. Nessuno sgarbo istituzionale ulteriore sul piano verbale, insomma, anche se resta il rammarico per quello che sgarbo resta, sul piano operativo, per non essere stati coinvolti o avvertiti preventivamente del tragico blitz. Ma sia da Palazzo Chigi che dal Quirinale si faceva trapelare, in serata, la concorde intenzione di non caricare di più il caso, che peraltro presenta responsabilità da accertare meglio anche sul versante nigeriano, evitando quindi strappi diplomatici veri e propri, impensabili fra alleati di lungo corso della Ue.In questo clima si inserisce il comunicato congiunto redatto in serata a Copenhagen dal ministro Terzi e dal collega britannico William Hague che si sono detti «d’accordo sull’urgenza di condividere pienamente le informazioni per facilitare la ricostruzione e comprendere l’esatto svolgimento degli eventi».Attorno a Terzi fa quadrato tutto il governo. «Ha tutta la mia fiducia», dice Paola Severino. Il ministro degli Esteri, comunque, riferirà in Parlamento nei prossimi giorni, fa sapere ancora Palazzo Chigi. Si muove infine anche la magistratura, che ha aperto un fascicolo a Vercelli, provincia natale di Franco Lamolinara, l’ingegnere di Gattinara ucciso in Nigeria. L’indagine poi dovrebbe passare a Roma, dove un fascicolo era stato aperto già a maggio, al momento del rapimento.
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