giovedì 13 aprile 2017
Secondo le autorità locali i negoziati con i terroristi di Boko Haram procedono. Sono ancora 195 le giovani in ostaggio.
Una manifestazione oggi a Lagos ha invocato il rilascio delle giovani di Chibok (Ansa)

Una manifestazione oggi a Lagos ha invocato il rilascio delle giovani di Chibok (Ansa)

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I negoziati per la liberazione delle studentesse di Chibok non sono fermi, anzi continuano e la trattativa “è andata abbastanza avanti”. A tre anni (la ricorrenza è domani) dal principale sequestro di massa attuato dagli estremisti islamici di Boko Haram, le autorità nigeriane hanno di nuovo lasciato trasparire una speranza per le 195 giovani - delle 276 inizialmente rapite nel villaggio del nord-est - ancora nelle mani del gruppo terroristico. “Il governo è costantemente attivo tramite i negoziatori e l’intelligence locale per assicurare il rilascio delle ragazze e delle altre persone sequestrate. Abbiamo raggiunto i loro rapitori, tramite intermediari locali e internazionali, e siamo pronti a fare di tutto perché la liberazione avvenga in maniera sicura”, si legge in una nota del presidente nigeriano Muhammadu Buhari.

L’associazione International Alert ha denunciato che molte delle donne e delle ragazze che sfuggono dalle mani di Boko Haram subiscono in seguito discriminazioni. Molte delle giovani salvate hanno raccontato di aver subito, durante la prigionia, abusi fisici e psicologici, oltre che matrimoni forzati. Allo stesso tempo, le loro famiglie e le comunità da cui provengono temono che le ragazze possano essere state radicalizzate: ciò rende difficile il loro ritorno ad una vita normale. “Questo problema è ingigantito da una cultura dello stigma che circonda la violenza sessuale , specialmente se la ragazza ritorna al villaggio con un bambino”, spiega Kimairis Toogood, consulente di International Alert.

Secondo Amnesty International molte delle rapite vengono ridotte dai terroristi a schiave sessuali o utilizzate per preparare i pasti, ma molte sono state anche forzate a compiere attacchi suicidi. Secondo una nota di un gruppo di esperti di diritti umani dell’Onu, è “scioccante” che a tre anni dal rapimento molte ragazze di Chibok restino ancora in prigionia.

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