lunedì 23 gennaio 2012
Il Paese sempre più a rischio guerra civile: tre giorni dopo la strage di venerdì notte a Kano, domenica la violenza si è spostata nello Stato di Bauchi. Due chiese cristiane sono state attaccate all'alba. Sono stati uccisi otto civili, secondo alcune testimonianze cristiani.
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La Nigeria è sempre più a rischio guerra civile. Tre giorni giorni dopo la sanguinosa notte di bombe e attacchi della setta integralista islamica Boko Haram di venerdì scorso, a Kano non è ancora terminato il conteggio dei morti, saliti ufficialmente a 178, e dei feriti, a decine ricoverati negli ospedali. Ma la violenza non si è fermata e stanotte si è spostata nel confinante Stato di Bauchi, sempre nel nord. Due chiese, una cattolica e una evangelica, sono state attaccate all'alba: i due edifici erano vuoti e non vi sono state vittime, ma una struttura è andata a fuoco finendo completamente distrutta. Un paio di ore prima otto civili - secondo alcuni testimoni tutti cristiani - un poliziotto e un soldato erano stati uccisi in una vicina località. La polizia ha parlato di una tentata rapina a una banca, sottolineando che i fondamentalisti di Boko Haram hanno spesso attaccato istituti di credito per finanziare l'acquisto di armi.Centinaia di abitanti di Kano sono fuggiti nella notte tra venerdì e sabato, durante gli oltre venti attacchi coordinati che hanno messo a ferro e a fuoco la metropoli di dieci milioni di abitanti, non sono ancora tornati.Gli uffici sono chiusi, i negozi sbarrati. Nel tardo pomeriggio di domenica, in quella che è la maggiore città del Nord (a maggioranza musulmano) e che finora era stata risparmiata dagli attacchi della setta fondamentalista, è arrivato il presidente Goodluck Jonathan (cristiano, originario del Sud). Dopo aver incontrato l'emiro Ado Bayero, il più importante e autorevole responsabile musulmano di Kano, ha ispezionato commissariati e stazioni di polizia devastati e ha promesso di rafforzare le misure di sicurezza. Poco più tardi il capo di Stato ha riferito che "sono stati arrestati presunti membri della setta Boko Haram. Altri sono morti negli attentati" e ha denunciato: "Ci devono essere persone che li finanziano. In tutto il mondo i terroristi hanno i loro finanziatori... Stiamo monitorando le loro zone d'azione... Li troveremo e li processeremo".Jonathan è però accusato di aver finora sottovalutato la crisi che sta colpendo il Nord della Nigeria, progressivamente sempre più impoverito a fronte dell'arricchimento delle multinazionali del petrolio che operano nel Sud, affrontandola come una relativamente semplice "questione di sicurezza" che si sarebbe risolta da sè. Tant'è che il 31 dicembre scorso, quando impose lo stato d'emergenza in alcune zone del Nord, escluse Kano, ritenendo che la città a prevalenza musulmana fosse al riparo da eventuali attacchi degli integralisti di Boko Haram. Ma la setta sembra sempre più puntare alla destabilizzazione della Nigeria, usando anche le diversità interreligiose (come già quelle interetniche e sociali) per attrarre proseliti, allargare lo scontro e rendere i contrasti sempre più sanguinosi e devastanti.La situazione preoccupa l'Unione Africana, ma anche l'Unione Europea e le Nazioni Unite. Oggi la responsabile della politica estera Ue, Catherine Ashton, ha offerto "aiuto" al governo di Abuja per "superare la minaccia alla democrazia del Paese"; il segretario di stato Onu, Ban Ki-moon, ha auspicato "inchieste rapide e immediate".
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