martedì 6 aprile 2021
Il governo sospetta del gruppo indipendentista Indigenous People of Biafra, che però ha smentito.
Auto bruciate durante l'assalto

Auto bruciate durante l'assalto - Reuters

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Tra terroristi islamisti e guerriglieri indipendentisti la Nigeria si rivela sempre più un gigante dai piedi d'argilla. A minarlo, poi, oltre alla violenza c'è anche una corruzione dilagante che impedisce al Paese di sfruttare le enormi ricchezze a favore di tutta la popolazione.

L'ultimo episodio è accaduto nel Sud-Est della Nigeria, nello stato di Imo. Oltre 1.800 prigionieri sono fuggiti dalla prigione di Owerri, nella notte tra domenica e lunedì dopo un assalto con esplosivi da parte di uomini armati. L'attacco, che oltre le celle ha interessato la caserma della polizia, non è stato rivendicato, ma i sospetti si rivolgono sul gruppo indipendentista Indigenous People of Biafra (Ipob), attivo nella regione di Imo, dove è avvenuto l'attacco. Di sicuro l'azione è stata compiuta da un gruppo determinato e bene organizzato, che durante l'azione è riuscito anche a bruciare parte dei registri del penitenziario.

Documenti bruciati durante l'assalto alla prigione

Documenti bruciati durante l'assalto alla prigione - Reuters

Il portavoce della prigione, Francis Enobore, ha parlato di "uomini armati sconosciuti", senza dare attribuzioni ulteriori, mentre dal canto suo l'Ipob ha smentito a sua volta ogni coinvolgimento. Secondo quanto riferito da Enobore, 6 detenuti sarebbero rientrati volontariamente nella struttura mentre 35 si sono rifiutati di fuggire.

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