lunedì 16 luglio 2018
Abelardo Mata è stato attaccato alla periferia di Managua: la sua vettura è stata crivellata di colpi, ma è rimasto illeso. La sparatoria a poche ore da un duro documento dell'episcopato
La vettura del vescovo crivellata di colpi

La vettura del vescovo crivellata di colpi

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Il vescovo di Estelí, monsignor Abelardo Mata, è sfuggito in Nicaragua ad un agguato armato attribuito a forze paramilitari. La camionetta del prelato è stata crivellata da colpi d'arma da fuoco a Nindirì, vicino Managua, ma il vescovo e l'autista sono rimasti illesi, riferiscono fonti ecclesiastiche. Ex vice presidente della conferenza episcopale, il 72enne Mata è stato sempre chiaro nei giudizi sul governo sandinista di Daniel Ortega difendendo sempre la popolazione. Inoltre è uno dei componenti della Commissione di vescovi incaricata di favorire il dialogo tra l'opposizione e il governo sandinista.

"Ho potuto parlare con monsignor Juan Abelardo Mata e, dopo l'incidente di Nindiri, è finalmente è fuori pericolo, grazie a Dio", ha twittato il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio Baez. La televisione ha mostrato immagini della camionetta del prelato, con i finestrini rotti e i segni dei proiettili.

L'agguato giunge mentre rimane altissima la tensione in Nicaragua, dove dilaga la protesta guidata dagli studenti contro il governo di Ortega. Sabato è stata la mediazione dei vertici religiosi cattolici a mettere fine all'assedio di forze paramilitari e polizia alla chiesa della Divina Provvidenza a Managua dove si erano rifugiati oltre 150 studenti, due dei quali sono stati uccisi. Ieri invece una decina di manifestanti è stata uccisa da paramilitari negli scontri nel sud del Paese. Secondo organizzazioni indipendenti per i diritti umani, oltre 300 persone sono state uccise nella repressione delle manifestazioni di protesta iniziate il 18 aprile. Il governo riconosce 49 morti.

L'agguato giunge comunque a poche ore dalla pubblicazione di un duro documento dei vescovi. La Conferenza Episcopale del Nicaragua (Cen) ha infatti condannato "la repressione e la violenza dei paramilitari" e ha accusato il governo di Daniel Ortega di non avere la volontà politica di arrivare a un "dialogo genuino" e risolvere il crisi che affligge il paese da quasi tre mesi. Il Cen ha anche denunciato "sequestri e detenzioni arbitrarie che colpiscono la popolazione civile" nel Paese, dove "oggi, come sempre, i diritti umani vengono violati".

"Deploriamo profondamente tanta morte, dolore e sofferenza del nostro popolo. Feriti, ingiustamente perseguiti, minacciati, intimiditi e oltraggiati coloro che hanno partecipato a proteste pacifiche", dice il rapporto. I vescovi, mediatori in un dialogo nazionale tra Ortega e l'opposizione Alleanza Civica che ha avuto inizio a metà maggio ed è attualmente in fase di stallo, hanno dichiarato di essere "testimoni della mancanza di volontà politica del governo a discutere con sincerità e cercare processi reali che ci portino verso una vera democrazia, rifiutando ripetutamente di affrontare le questioni centrali dell'agenda di democratizzazione".

L'agenda proposta dalla Cen nel dialogo ipotizzava l'anticipazione delle elezioni presidenziali del 2021 al prossimo marzo. Il piano è stato respinto a titolo definitivo dal governo che lo ha descritto come un "colpo di stato" per destabilizzare Ortega. Nei giorni scorsi, i rappresentanti del governo hanno accusato i leader cattolici di essere parte di quel "piano golpista" e di favorire nel dialogo gli oppositori che proseguono le proteste e che hanno chiesto le dimissioni del presidente. E, solo una settimana fa, i vescovi del Cen e il nunzio apostolico nel Paese sono stati attaccati da una folla filo-governativa di Diriamba, a sud di Managua.

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