venerdì 20 luglio 2018
Non cala la tensione dopo oltre trecento vittime nelle rivolte. Il presidente accusa i vescovi di «manovre golpiste contro il governo» e li definisce «satanisti». I pastori: oggi giornata di digiuno
Ortega celebra la rivoluzione e attacca la Chiesa: «Satanisti»
COMMENTA E CONDIVIDI

Tutto si è svolto come da copione. La Plaza de la Fé di Managua debordante di bandiere. Quelle rosso-nere, emblema del sandinismo, ondeggiavano accanto ai drappi bianco-azzurri, i colori nazionali. La coreografia classica per l’anniversario della Rivoluzione che, il 19 luglio 1979, sconfisse la sanguinaria dittatura dei Somoza.

La festa “numero 39”, giovedì, doveva essere ancora più imponente: il governo doveva dimostrare che niente è cambiato nonostante le proteste in atto da tre mesi e un giorno. Per questo, il discorso di Daniel Ortega è stato un fiume in piena. Il presidente ha tuonato contro il “golpismo” dei dimostranti. E, in aggiunta, ha puntato il dito su un nuovo“nemico”, la Conferenza episcopale. Un controsenso dato che proprio l’esecutivo – insieme all'opposizionesull'onda della rivolta di piazza di aprile, ha chiesto ai vescovi di fare da testimoni e garanti nel dialogo nazionale.“Pensavo fossero mediatori. E invece facevano parte del piano per il colpo distato”, ha detto.

Un riferimento neppur troppo implicito alla road map per democratizzare il Nicaragua, che include le elezioni anticipate. Una misura quest’ultima condivisa dall'Organizzazione degli Stati americani che, ieri, ha condannato la repressione.

Ortega, però, al potere da 11 anni, non sembra disposto ad andarsene. Per questo, nelle ultime settimane, ha incrementato la repressione, come dimostrano i feroci attacchi di polizia e gruppi paramilitari a Masaya e Monimbó. Di fronte all'escalation – finora il bilancio dal 18 aprile è di almeno 370 morti e 2.100 feriti -, i pastori non hanno smesso di invocarla fine delle violenze. Non si sono, però, limitati a parole e denunce. Vescovi e sacerdoti sono arrivati a fare da scudi umani ai dimostranti. Da qui l’ondata di aggressioni ai rappresentanti della Conferenza episcopale, al nunzio, Waldemar Stanislaw Sommertag, e alle chiese. In quest’ottica vanno lette le dichiarazioni di Ortega che è arrivato a definire i vescovi "satanisti da esorcizzare" nonché “complici dell’altro Satana”, cioè gli Stati Uniti, “mente del golpe” . Per esprimere la propria solidarietà al popolo del Nicaragua e ai suoi pastori, “profeti di giustizia”, la Conferenza episcopale latinoamericana (Celam) ha indetto domenica una “giornata di preghiera” per invocare pace nel Paese centroamericano “di fronte alla crisi che vive attualmente”.

La Celam ha incoraggiato i vescovi nicaraguense a "continuare ad essere difensori dei diritti umani e portatori di speranza". "Siamo chiamati ad essere la voce di chi non ha voce, per far valere i suoi diritti, trovare percorsi di dialogo e instaurare giustizia e pace”, si legge nel comunicato. Martedì, il nunzio aveva implorato, in nome di papa Francesco, una tregua per mettere fine al massacro. E per oggi, come per i prossimi tre venerdì, la Chiesa nicaraguense ha indetto una giornata di digiuno per la fine della violenza.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: