mercoledì 27 aprile 2016
​Un anno fa il terribile sisma mise in ginocchio un Paese già poverissimo e provato dalla guerra. La difficile ricostruzione e l'allarme per la tratta di esseri umani. VAI AL DOSSIER CARITAS
COMMENTA E CONDIVIDI

A un anno dal terribile terremoto che ha devastato il Nepal, la situazione resta critica nonostante gli aiuti inviati dalla Caritas e da numerose altre organizzazioni umanitarie. D'altra parte il sisma non ha fatto che aggravare i problemi di lunga data di un Paese tra i più poveri al mondo. La conformazione geografica del Nepal, incastonato nella catena dell'Himalaya, le cattive condizioni delle strade e la carenza di carburante hanno contribuito a rendere ancora più difficile raggiungere i villaggi isolati.L'Onu stima in circa 2,8 milioni (oltre il 10% della popolazione) le persone che necessitano ancora di aiuti umanitari. Un quarto della popolazione nepalese vive sotto la soglia di poverà, con meno di 1,25 dollari al giorno e spende in media il 60% del reddito in cibo. Ciò rende arduo fare fronte a choc quali disastri naturali e alti prezzi alimentari. IL SISMA. Il 25 aprile 2015 il Nepal fu colpito dal terremoto di magnitudo 7.9 Richter, seguito dal sisma del 12 maggio d'intensità leggermente inferiore (7.4); le scosse di assestamento si protraggono tuttora. Furono quasi 9mila le vittime e 22mila i feriti, senza contare i danni materiali. Più di 500mila le abitazioni distrutte, fortemente danneggiati la già precaria rete viaria e migliaia di edifici pubblici e infrastrutture, oltre ad alcuni dei monumenti simbolo nella valle di Kathmandu che comprende le città di Bhaktapur e Patan. L'autorità nazionale per la ricostruzione (Nra) di fatto non è mai decollata.

Foto dal dossier CaritasGLI AIUTI CARITAS. Caritas Italiana (VAI AL DOSSIER) ha devoluto 5,7 milioni di euro sostenendo 19 progetti prevalentemente legati alla Chiesa nepalese, ad alcune congregazioni religiose e a ong italiane con esperienza nel Paese. Gli ambiti principali d'aiuto sono la ricostruzione (54%) e la riattivazione delle attività produttive (19%). Caritas Nepal sin dai primi momenti dell’emergenza ha operato in 15 distretti fornendo ripari temporanei a oltre 41.000 famiglie, fogli di lamiera a 12.400 famiglie, kit igienico-sanitari e viveri non alimentari a 22.000 famiglie, kit per la rimozione delle macerie a 2.700 gruppi (13.600 famiglie circa). Ha portato aiuti a più di 70.000 famiglie, pari a circa 350.000 persone. Sul fronte della ricostruzione i principali ambiti di intervento sono quattro: ricostruzione (4.400 famiglie beneficiarie); acqua e igiene (4.670 famiglie); ripristino delle attività produttive e riduzione dei rischi legati ai disastri naturali (4.670 famiglie); supporto psicosociale e protezione a beneficio di 500 persone.IL DRAMMA DELLA TRATTA. Già prima del sisma, i dati sulla tratta di esseri umani erano allarmanti: 20-25 mila ragazzine e bambine impiegate nei lavori domestici, 7-8 mila donne e bambine trafficate localmente per lo sfruttamento sessuale, 10-15 mila donne e bambine nepalesi trafficate in India. Dopo il terremoto, denuncia la Caritas, la situazione è stata aggravata dalla perdita delle attività di sostentamento e dallo sgretolamento dei meccanismi di protezione sociale. CLICCA QUI PER INGRANDIRE

Grafico tratto dal dossier Caritas

IL PAESE. Il Nepal è una repubblica federale dal 2008, dopo la monarchia e un decennio di guerra civile che si è conclusa nel 2006; ha una Carta costituzionale solo da sette mesi e proprio nel settembre 2015 l'etnia madhesi, che rivendica maggiore rappresentanza, ha provocato scontri con morti e la decisione dell'India di bloccare per sei mesi l'importazione di merci di prima necessità, aggravando la situazione interna del Paese, la cui economia si sostiene con le rimesse degli emigrati che rappresentano il 25% della ricchezza nazionale. Per il resto, le principali attività sono il turismo himalayano (in crisi dopo il sisma) e l'agricoltura.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: