giovedì 30 aprile 2015
Un ragazzo e due donne estratti vivi dalle macerie cinque giorni dopo il terribile terremoto. Il governo: stop alle ricerche. Nuova scossa nella notte.
LA TESTIMONIANZA Il vescovo: «Pregate per noi»
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​Sale a 6.630 morti e 11.440 feriti il bilancio del devastante terremoto che sabato scorso ha colpito il Nepal. Almeno 19 le persone morte per la frana verificatasi sull'Everest in seguito al sisma. Altre 61 persone sono morte nei vicini India e Bangladesh, mentre la Cina parla di 25 morti in Tibet. Intanto si è registrata una nuova scossa di magnitudo 4.2 di terremoto, senza che si registrassero ulteriori danni o vittime. Lo ha reso noto il Centro europeo sismologico mediterraneo (Esmc). La scossa, con epicentro a circa 74 chilometri a nord-ovest della capitale, è stata avvertita alle 6,22 locali. Secondo i media nepalesi, si tratta della 102esima scossa superiore a magnitudo 4 registrata dopo la più violenta di magnitudo 7.8. Il governo nepalese ha dichiarato lo stato di crisi nei 12 distretti della valle di Kathmandu più colpiti dal sisma di sabato. Lo ha annunciato il ministro dell'Informazione Minendra Rijal. In base a questa disposizione, le autorità locali possono confiscare proprietà private, medicine, cibo, indumenti o macchinari per venire in aiuto alla popolazione terremotata. In mattinata i soccorritori hanno estratto un ragazzo di 15 anni sopravvissuto dalle macerie cinque giorni dopo il tragico terremoto. Il ragazzo estratto vivo oggi alle 11,50 locali a Kathmandu da un team misto nepalese-americano si chiama Pemba, è originario di Nuwakot, e lavorava in una guest house crollata a causa del terremoto di sabato. La guest house si trova nella zona di Gongabu, quartiere della capitale nepalese molto frequentato dai turistie dove ancora oggi le operazioni di scavo. Il Centro nazionale operazioni di emergenza (Neoc) nepalese ha reso noto, in un tweet, che due donne sono state estratte vive dalle macerie a Dadhikot,quartiere di Kathmandu, e Bhaktapur, località vicina allacapitale. Per il momento non si hanno però altre informazioni.  Un segnale di speranza anche se la convinzione è che si tratti di un caso unico. L'esercito nepalese infatti, che coordina le operazioni di soccorso delle vittime del sisma di sabato, ha chiesto ai team stranieri di partire in quanto "non ci sono più possibilità di trovare persone vive dopo 96 ore". Lo riferisce The Himalayan Times. Attualmente sono al lavoro 32 squadre provenienti da 15 Paesi per un totale di 1.200 soccorritori. Sono tutti concentrati a Kathmandu, eccetto il team britannico che è dislocato nel distretto di Sindhupalchowk, dove si contano oltre 1.580 morti. Sono invece 6.700 i poliziotti impegnati e oltre 31 mila soldati. Ieri 21 elicotteri hanno trasportato 1.268 persone a Kathmandu, ma il maltempo di stamane ha sospeso le operazioni. Nell'antico complesso religioso del tempio di Pashupati Nath, a Kathmandu, dove giorno e notte si cremano i morti del sisma comincia a scarseggiare la legna per le pire, mentre gli operatori sono ormai stremati. "In condizioni normali organizziamo in media circa 20 o 25 cremazioni al giorno - dice uno dei 32 assistenti noti come ghate bajes - ma ora ce ne sono fino a 150 al giorno". L'aria nei pressi del crematorio, situato sul fiume Bagmati, nel pieno centro della capitale, è diventata irrespirabile. Gli addetti sono costretti a lavorare senza sosta per smaltire il grande numero di corpi che arrivano.
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