mercoledì 3 dicembre 2008
La polizia ha disinnescato le bombe, scoperte solo stamane. Erano state piazzate lì il 26 novembre dagli autori degli attentati agli hotel. India e Pakistan ai ferri corti.
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Ancora tensione dopo gli attentati a catena che la settimana scorsa hanno colpito Mumbai, in India. Oggi alcuni ordigni esplosivi sono stati trovati e disinnescati nella principale stazione ferroviaria della città. Lo hanno riferito i canali televisivi locali. Secondo la polizia, le bombe trovate oggi sarebbero state collocate lì, il 26 novembre scorso, il giorno che gli attacchi cominciarono. Secondo la rete Ndtv, il primo ministro (dimissionario) della provincia del Maharashtra (di cui Mumbai e' capitale), Vilasrao Deshmukh, aveva in programma di visitare la stazione stasera.Una borsa piena di esplosivo. La polizia di Mumbai ha spiegato alla televisione di aver trovato stamani alla stazione centrale di Mumbai una borsa con dentro otto chili di esplosivo, dello stesso tipo usato negli attentati della settimana scorsa. L'esplosivo, secondo gli investigatori, faceva parte probabilmente dell'arsenale dei terroristi islamici che hanno assaltato la capitale economica indiana.La tensione col Pakistan. Intanto continua a salire la tensione tra India e Pakistan dopo gli attentati di settimana scorsa a Mumbai che hanno provocato quasi 200 morti e 200 feriti. Le autorità di New Delhi sono ormai certe che tutti i terroristi entrati in azione siano di origine pachistana, e per questo puntano il dito contro Islamabad, accusata di non aver saputo prevenire la tragedia. Ieri mattina è stato il vice-ministro indiano Shakeel Ahmad a dire, senza margini di dubbio, che «tutti i terroristi che sono stati uccisi negli scontri di Mumbai erano di origine pachistana». Le conclusioni degli inquirenti si basano in particolare sulla confessione dell'unico terrorista arrestato a Mumbai, il 21enne Ajmal Amir Kasav. È stato lui a raccontare che i militanti che hanno partecipato all'attacco erano parte di un gruppo di 24 giovani addestrati per un anno in campi diretti dal gruppo militante islamico Lashkar-e-Taiba in Pakistan. «Dieci di noi sono poi stati scelti per l'operazione», ha aggiunto Kasav, che sarebbe originario di Gipalpura, nel distretto pachistano di Faridkot. Il ragazzo ha anche spiegato che ad addestrarli al campo è stato un ex soldato, e che poi è seguito un periodo a Mumbai durante il quale il commando ha effettuato operazioni di ricognizione. L'uomo che ha pianificato l'intera operazione, ha aggiunto Kasav, è arrivato a Mumbai un mese fa, ha scattato fotografie e girato immagini dei bersagli strategici per poi impartire al gruppo l'istruzione di «uccidere fino all'ultimo respiro». Ieri il ministero degli Esteri indiano ha convocato l'High Commissioner (ambasciatore) pachistano Shahid Malik per protestare con Islamabad, ritenuta colpevole di non aver ostacolato le attività terroristiche che hanno origine nel Paese. Nella lettera di protesta viene sottolineato che l'attacco di Mumbai è stato compiuto da «elementi che risiedono in Pakistan». Secondo indiscrezioni, all'ambasciatore pachistano sarebbe stato anche chiesto di consegnare due terroristi ai primi posti dell'elenco dei più pericolosi per l'India: Dawood Ibrahim e Maulana Masood Azhar. New Delhi ha quindi esortato il governo di Islamabad ad «agire energicamente» contro chiunque sia coinvolto negli attacchi. Pressioni sono state messe in campo anche dagli Stati Uniti, che hanno subito inviato in India il segretario di Stato Condoleezza Rice. Secondo la Rice non ci sono evidenze che il Pakistan sia coinvolto. Lo stesso, prima di partire, la Rice ha chiesto all'alleato pachistano di fornire «totale e assoluta cooperazione» all'India nella ricerca dei responsabili degli attentati. Islamabad ha reagito alle accuse. Il presidente Asif Ali Zardari (vedovo di Benazir Bhutto) ha sollecitato il premier indiano Manmohan Singh a «opporsi ad attacchi» contro il suo governo, anche perché, ha spiegato, questo potrebbe solo stimolare ancora di più gli estremisti tanto da provocare una guerra. «Anche se i militanti fossero legati a Laskar-e-Taiba " ha sottolineato Zardari " contro chi pensate che noi stiamo combattendo?». Anche il governo indiano spaccato. Intanto, aumentano le polemiche sulle responsabilità del governo di New Delhi. Vilasrao Deshmuk, primo ministro della provincia indiana di Maharashtra, che ha per capitale Mumbai, si è dimesso perché accusato di non essere riuscito a proteggere la città. Prima di lui, hanno lasciato l'incarico il suo vice e ministro provinciale dell'Interno, Raosaheb Ramchandra Patil, e il ministro federale dell'Interno, Shivraj Patil. Questo non è bastato però a placare il malcontento contro l'operato del governo indiano, che secondo la stampa sapeva almeno da un anno della possibilità di un attentato ai grandi alberghi di Mumbai ma non ha saputo prevenirli. Il nuovo ministro dell'Interno, Palaniappan Chidambaram, ha cercato di rassicurare il Paese dicendo che «reagiremo con forza alle minacce». Ma la paura si sta diffondendo. Ieri è scattato un allarme a New Delhi quando i "Mujaheddin del Deccan", il gruppo che ha rivendicato gli attacchi a Mumbai, sono tornati a farsi vivi minacciando nuove operazioni con risciò-bomba contro obiettivi turistici. La polizia indiana ha in effetti trovato qualcosa di sospetto in un autorisciò a Kotla Mubarakpur, nella parte meridionale di New Delhi. Ma, fortunatamente, si trattava solo di un falso allarme.
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