martedì 19 marzo 2019
Interi villaggi sono stati sommersi, mentre la città portuale di Beira è stata quasi interamente distrutta. Vittime e devastazione anche in Zimbabwe e Malawi
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Almeno mille morti: è terribile il bilancio temuto dalle autorità del Mozambico cinque giorni dopo il ciclone Idai che ha devastato il centro del Paese dell'Africa australe sommergendo interi villaggi e distruggendo quasi per intero la città portuale di Beira. Ma le strade interrotte, i ponti distrutti dalle piogge torrenziali e il black out elettrico rendono difficile ai soccorsi raggiungere le aree colpite e valutare con certezza le perdite che, ufficialmente, sono ferme a 84 morti. È stato il presidente Filipe Nyusi, che ha sorvolato Beira e le province di Manica e Sofala in elicottero, a dichiarare a Radio Mozambico: «È un disastro di grandi proporzioni. Sembra che ci siano oltre mille morti e a testimoniare che interi villaggi sono scomparsi, le comunità sono isolate e i corpi galleggiano sulle acque».

La testimonianza di Medici con l’Africa Cuam è drammatica: «L’ospedale centrale di Beira è stato gravemente danneggiato in tutti i reparti. Anche il Pronto Soccorso che dovrebbe accogliere le emergenze più acute è completamente fuori uso. Manca di acqua, energia, farmaci e equipaggiamenti utilizzabili. Si cammina in uno strato di fango e acqua. In questa situazione è stata attrezzata una sala operatoria solo per le emergenze. Continuano ad arrivare corpi e feriti e l'ospedale cerca di rispondere come può, con turni del personale da 48 ore. Siamo accanto alla popolazione locale con i nostri volontari e sentiamo forte il dovere di fare la nostra parte anche in questa situazione. Ci stiamo coordinando con le autorità locali per intervenire in maniera ordinata e il più possibile efficace in una situazione che rimane tumultuosa e confusa. In questa fase c’ è bisogno di tutto. Acqua pulita, cibo, carburante, brande, coperte e tende. Contemporaneamente bisogna fare ogni sforzo per prevenire il diffondersi delle epidemie e in particolare del colera. I nostri medici esperti in servizio in altre aree del Paese stanno raggiungendo in queste ore Beira, per supportare il personale locale. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per garantire una risposta il più possibile rapida ed efficace».

Ma ad essere gravemente colpito - oltre al Malawi dove ci sono 122 vittime - è anche lo Zimbabwe, dove il bilancio provvisorio è salito a 98 morti, i dispersi sono 217 ed è stato dichiarato lo stato di calamità nazionale dal presidente Emmerson Mnangagwa, ritornato precipitosamente da un viaggio negli Emirati arabi per sovrintendere alle operazioni di soccorso. Nell'est del Paese un gruppo di studenti di due collegi sono morti nel sonno quando i loro dormitori sono stati sepolti da una frana precipitata da una montagna vicina.

Le agenzie delle Nazioni Unite e la Croce Rossa si sono mobilitate per raggiungere le popolazioni colpite. Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu, circa 1,7 milioni di persone in Mozambico e altre 920.000 in Malawi si sono trovate sulla traiettoria del ciclone. Uno dei voli organizzati dal Pam ha raggiunto in questo fine settimana il Mozambico con 20 tonnellate di aiuti alimentari. Un elicottero è pronto a volare nelle zone isolate del Paese per le prime operazioni d'urgenza. Sempre via aerea saranno fatti arrivare nelle zone isolate biscotti ad alto valore energetico. Dove è possibile arrivare via terra saranno invece forniti mais, olio e altri aiuti alimentari. Nei prossimi giorni il Pam traccerà una cartografia delle situazioni di emergenza nel Paese per intensificare l'offerta di aiuti. E il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso dolore per le vittime e solidarietà alle popolazioni colpite.

"Ancora una volta i Paesi più poveri subiscono le conseguenze peggiori dell'aumento di intensità e frequenza delle catastrofi ambientali, provocate anche dai cambiamenti climatici", scrive in un comunicato la Caritas, che a sua volta traccia un bilancio dei danni in Mozambico, Zimbabwe e nel Malawi centrale e meridionali. Nonostante le difficoltà, le Caritas dei tre Paesi si sono
mobilitate attraverso gli organismi nazionali, diocesani e le parrocchie nell'assistenza agli sfollati e nella raccolta di informazione per la predisposizione di un primo piano organico di intervento d'urgenza.

In particolare in Mozambico i volontari mobilitati dalla Caritas sono impegnati nella distribuzione di beni di prima necessità e nella prevenzione delle epidemie con campagne di informazione igienico sanitarie, lo scavo di canali per il deflusso delle acque e la creazione di punti di raccolta di rifiuti presso i centri di accoglienza che ospitano gli sfollati. In tutti i paesi i bisogni più urgenti per gli sfollati sono ripari d'urgenza, beni non alimentari di prima necessità (coperte, utensili per la cucina), cibo, acqua potabile, kit igienico sanitari. Caritas Italiana segue attentamente l'evolversi della situazione in coordinamento diretto con le Caritas dei paesi colpiti e con Caritas Internationalis per sostenere gli interventi in atto. È stata attivata anche una raccolta specifica di fondi. (QUI PER DONARE).

Alla diocesi di Vicenza (LEGGI QUI) inoltre arriva la testimonianza da Beira dei sacerdoti diocesani vicentini (don Maurizio Bolzon e don Davide Vivian), che operano in Mozambico insieme ad alcune suore Orsoline del sacro Cuore di Maria e ad altri missionari della Pia Società San Gaetano e dei Saveriani.

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