sabato 12 marzo 2016
Il silenzio di Bruxelles non ferma l’iniziativa Trentuno associazioni europee si ritrovano al primo «Forum One of Us» per rinnovare l’impegno per una cultura del rispetto dell’essere umano
Movimenti per la vita, si riparte da Parigi
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Più che mai, “tutti per uno”, fino al giorno in cui in Europa ci sarà posto e voce pure per il più fragile e indifeso dei cittadini: all’inizio, al termine o in mezzo al cammino della sua vita. I moschettieri del XXI secolo che si scambieranno oggi a Parigi questa promessa solenne sono le 31 associazioni pro-life di 18 Paesi della Federazione europea “Uno di noi”, decise ad impegnarsi anche sui nuovi fronti bioetici più scivolosi: dalle manovre nell’ombra delle potenti lobby internazionali per un via libera all’utero in affitto, senza curarsi minimamente della dignità di donne e bambini, fino a certi spettrali scenari dei guru del “transumanismo”, finanziati a suon di miliardi dai potentati della Silicon Valley per portare avanti la «modifica dell’umano».  Al primo “Forum One of Us”, accolto per tutta la giornata presso la prestigiosa e centralissima Salle Gaveau (a un isolato dal-l’Eliseo), fra i 1.200 delegati e ospiti attesi, non pochi saranno italiani, giunti a Parigi nella scia di un impegno di lungo corso. Interverranno in particolare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il presidente d’onore della Federazione “Uno di noi” Carlo Casini, figura storica del movimento, anche al di là dell’Italia. Accanto a loro, tante voci di rilievo da tutt’Europa, come l’ex commissario slovacco Jan Figel e il francese Jean-Marie Le Mené, presidente della Fondazione Jérôme Lejeune. Il primo premio “Uno di noi” sarà assegnato a Pattaramon Chanbua, giovane madre thailandese la cui storia ha commosso il mondo, dopo la decisione di opporsi alle clausole disumane di un contratto d’utero in affitto per mettere al mondo due gemelli e in particolare Gammy, affetto da trisomia (sindrome di Down). Nel 2012, l’Italia e altri Paesi seppero dare l’abbrivio e un duraturo slancio proprio all’Iniziativa civica europea “One of us”, sfociata nella presentazione alla Commissione Ue di circa 2 milioni di firme in calce di una petizione che chiedeva uno stop ai finanziamenti Ue per la ricerca sull’embrione e per campagne abortiste internazionali. Il rifiuto dei vertici europei di ascoltare quella sterminata cordata di voci di semplici cittadini impegnati ha poi provocato nel 2014 uno spiacevole contraccolpo proporzionale alle energie profuse, anche per via delle motivazioni ben poco convincenti da parte di Bruxelles. Ma ieri, presso il Senato, alla conferenza stampa di presentazione del Forum, la rinnovata determinazione della federazione è stata sottolineata in tutti gli interventi. «Nei Paesi occidentali, dobbiamo porci domande fondamentali per comprendere fino a che punto le regressioni in corso preparano in futuro nuove forme di schiavitù, come il pieno potere sulla vita delle persone più deboli », ha dichiarato Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, evocando il fronte aperto dell’utero in affitto. La sfida della federazione è stata riassunta pure dal suo presidente, lo spagnolo Jaime Mayor Oreja, già ministro dell’Interno ed eurodeputato: «Vogliamo creare una corrente nuova d’opinione in Europa, perché la crisi attuale si trova innanzitutto nell’atteggiamento verso la persona umana. Occorre ricominciare dalla vita, senza scorciatoie ». Papa Francesco ha indirizzato la propria benedizione apostolica ai partecipanti, auspicando per lettera che i lavori «contribuiscano a promuovere in Europa una cultura al servizio del rispetto della vita fin dalla sua concezione».
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