martedì 21 luglio 2015
​Il Califfato pretende di eliminare ogni riferimento toponomastico e nelle scritte che ricordi la presenza cristiano e la storia della città. Intanto la Chiesa Caldea e la Caritas aiutano i profughi musulmani.
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Dopo aver svuotato completamente la città di Mosul dalla sua componente cristiana a partire dallo scorso 16 luglio, aver vandalizzato le chiese o averle trasformate in moschee, ed aver depredato le opere d‘arte riconducibili alla storia della cristianità della regione, il sedicente Stato Islamico ha deciso che ogni riferimento pubblico al cristianesimo dovrà essere cancellato. Secondo quanto riferisce il sito Baghdadhope, che riprende Ankawa.com, “i negozianti dovranno cambiare le insegne che lo ricordano, ma anche quelle che si rifanno alla storia in genere, usando nomi più in linea con la nuova dittatura instaurata in città”. Anche i quartieri di Mosul dovranno cambiare nome Il quartiere del "Qasr Al Matran" (Palazzo dell‘arcivescovo) - riporta l'agenzia Sir - si chiamerà "Ghasua" (che significa invasione militare) quello di Hawi Al Kanisa sulla sponda occidentale del Tigri si chiamerà (Jihad) e quello Di Hush Al Biya‘ (Cortile della chiesa) dove molti sono gli edifici delle varie chiese cristiane si chiamerà Al Khalifa (Califfo). Aiuti alimentari e farmaceutici della Chiesa caldea a profughi musulmani E mentre il Califfato prosegue nella sua opera di smantellamento e svuotamento della memoria storica irachena, la Chiesa caldea cerca di alleviare le condizioni di vita di tanti iracheni. Ieri, riferisce Baghdadhope, il patriarca caldeo, Mar Louis Raphael I Sako, accompagnato dal vicario patriarcale mons. Basel Yaldo, e da alcuni esponenti della Caritas Iraq, ha portato aiuti alimentari e farmaceutici a 250 famiglie di profughi musulmani delle provincie di Anbar e Salahuddin in un campo lungo l‘Eufrate nei pressi della città di Ramadi in occasione della festa di Eid el-Fitr che segna la fine del mese di Ramadan. Dopo aver espresso gli auguri per la festa il patriarca ha augurato alle famiglie del campo di poter far ritorno alle proprie case. È questa la sesta volta che il patriarcato caldeo e la Caritas Iraq portano aiuti a famiglie di profughi musulmani. (R.P.)
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