giovedì 25 maggio 2017
E' stata una bomba lanciata dai caccia americani a provocare la morte di oltre un centinaio civili: avrebbe innescato una serie di esplosioni secondarie di ordigni piazzati dal Daesh.
Devastazioni a Mosul, nel nord dell'Iraq (Ansa)

Devastazioni a Mosul, nel nord dell'Iraq (Ansa)

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Oltre cento civili sono stati uccisi a Mosul a marzo nel corso di un raid aereo Usa. Lo ha ammesso un'inchiesta del Pentagono, secondo la quale, una delle bombe sganciate avrebbe provocato una raffica di esplosioni secondarie di ordigni piazzati dal Daesh. Tali scoppi avrebbero fatto crollare un edificio del centro dove si trovavano centinaia di persone. “Almeno 105 di queste sono morte nel disastro». La strage, la prima della presidenza di Donald Trump. ha provocato il maggior numero di morti di civili dall'inizio nel 2014, quando è cominciata la campagna della coalizione a guida statunitense contro il Califfato.

La Nato nella Coalizione anti-Daesh

Il massacro era stato denunciato da alcune Ong locali e in un primo tempo negato dagli Stati Uniti. Le pressioni internazionali e l'intervento dell'Onu avevano però indotto il Pentagono ad aprile un'inchiesta. I cui esisti sono stati comunicati nel giorno in cui da Bruxelles la Nato affermava la sua partecipazione alla Coalizione anti-Daesh proprio a guida statunitense. Una mossa che nulla cambia nelle operazioni visto che buona parte dei 28 Paesi membri dell'Alleanza Atlantica già è parte integrante della Coalizione internazionale.

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