giovedì 29 gennaio 2009
La Russia sospende la minaccia di piazzare i vettori a Kaliningrad perché «gli Usa hanno rallentato i piani per la difesa in Est Europa». L’Alleanza atlantica: «Un passo avanti». Fra il Cremlino e Washington restano però ancora molti i dossier aperti: nucleare iraniano, allargamento della Nato a Kiev e Tbilisi e controllo degli armamenti Scudo spaziale: segnali di disgelo fra Medvedev e Obama.
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Mosca tende la mano a Oba­ma. La Russia si è detta pronta a fermare l’installa­zione di missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad, sul confine polacco. Un’apertura di credito verso la nuo­va Amministrazione Usa, si legge in una nota diffusa dall’agenzia Inter­fax che cita fonti militari russe. Se­condo un ufficiale che ha parlato die­tro anonimato il progetto di Mosca è stato fermato «alla luce del fatto che la nuova Amministrazione america­na non sta correndo verso il dispie­gamento dello scudo spaziale». Non vi è conferma se la decisione rus­sa sia effettivamente una svolta del­la sua politica di sicurezza. E non vi sono nemmeno reazioni ufficiali, ma all’indomani della cordiale telefona­ta fra il capo del Cremlino Dmitrij Medvedev con Barack Obama, la fre­nata russa è forse più di una coinci­denza. Così forse come l’esortazione a Obama che il premier Vladimir Pu­tin ha lanciato ieri dal palco di Da­vos, in Svizzera: «Cooperiamo in mo­do costruttivo». La notizia dello stop all’installazione di batterie di missili Iskander è stata accolta positivamente al quartier ge­nerale della Nato. «È un buon passo», ha commentato il portavoce dell’Al­leanza James Appathurai. Di «passo positivo» ha invece parlato l’inviato Usa a Bruxelles. Secondo alcuni analisti la minaccia di dispiegare gli Iskander sul confine eu­ropeo come gesto di ritorsione per lo Scudo spaziale Usa, è simbolica in quanto Mosca non avrebbe una ca­pacità missilistica sufficiente. Per Yevgeny Volk, analista a Mosca per il think tank Usa Heritage Foun­dation, «la sospensione dei piani è comunque un gesto di buona volontà verso Obama». Le relazioni fra Bush e Mosca erano state, so­prattutto nell’ultimo biennio, burrascose tanto da indurre gli osservatori a parlare di un ritorno della Guerra fredda. Bush voleva impiantare un sistema missilistico in Polonia e Re­pubblica Ceca per difendere gli al­leati (e gli interessi Usa) da eventua­li attacchi missilistici da parte di Iran e Nord Corea. Secondo Mosca inve­ce lo Scudo spaziale minacciava la si­curezza e gli interessi russi. Obama non ha annunciato sinora al­cun cambiamento di piani, ma una fonte del Pentagono ha detto che il progetto sarà rivisto. I capitoli aperti nei rapporti con Mosca sono molti. Fra questi il controllo degli arma­menti. Quest’anno infatti scadrà lo Start-1, l’accordo per la riduzione del­le armi nucleari. L’Amministrazione Bush voleva sostituire lo Start-1 con un’intesa meno formale e che preve­da meno verifiche. Per Mosca invece lo Start-1 è una pietra miliare degli accordi sugli armamenti del post Guerra fredda. La Russia vorrebbe che questo ac­cordo fosse sostituito da un altro che possa mantenere però l’equilibrio strategico. Durante l’Amministrazio­ne Bush la diversità di vedute ha pra­ticamente fatto naufragare i negoziati che dovranno essere d’ora in poi ge­stiti da team di Obama. Il dialogo su questo tema rientra in una cornice più ampia. Obama sa infatti di aver bisogno della collabo­razione moscovita per due questio­ni calde: il nucleare iraniano e l’Af­ghanistan. I russi hanno chiaramente detto a Washington che garantiranno il via libera alle forze Usa e della Nato in Afghanistan tramite il corridoio asia­tico fra i Paesi dell’ex Urss solo se l’A­merica si impegnerà a fermare l’e­spansione della Nato ai confini rus­si. Germania e Francia sono scettici sull’opportunità di dare semaforo verde all’ingresso nell’Alleanza di Georgia e Ucraina. Lo stesso Obama potrebbe rallentare la corsa dei due Paesi verso la Nato. Le discussioni sul passaggio delle truppe dell’Alleanza nel corridoio ex sovietico sono attualmente sospese. La Nato solo lunedì ha annunciato l’intenzione di riprendere i contatti con Mosca dopo che le relazioni si e­rano interrotte a causa della guerra di agosto in Georgia. Ma Obama, il quale ha annunciato che nei prossi­mi mesi raddoppierà i militari Usa in Afghanistan, sa che la collaborazio­ne con la Russia potrà essere crucia­le per i destini del conflitto contro i taleban. La questione iraniana s’intreccia in­vece a doppio filo con quella dello Scudo. In cambio sia della rinuncia di Mosca a vendere a Teheran i mis­sili S-300 per la contraerea, sia del sostegno alle sanzioni Onu contro l’Iran, Obama potrebbe posticipare (magari addirittura in futuro annul-­lare) il dispiegamento dello Scudo in Polonia e Repubblica Ceca. La deci­sione creerebbe malcontento in molti settori a Washington, ma apri­rebbe nuove opportunità di lavoro con Mosca. Il presidente Barack Obama con un gruppo di ospiti alla Casa Bianca (Ap)
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