sabato 16 aprile 2011
Secondo i desideri della famiglia, il feretro non passerà da Israele, ma dal valico di Heretz, in Egitto. Hanno ammesso l'omicidio due dei militanti salafiti arrestati dalla polizia. Uno è ritenuto il killer, mentre l'altro ha detto di avere svolto un ruolo di fiancheggiatore. Il terzo uomo, sospettato di complicità nella preparazione del rapimento, non risulta al momento essere reo confesso.
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La salma di Vittorio Arrigoni lascerà Gaza tra domani e dopodomani: è questa l'ipotesi più realistica, secondo quanto si apprende, considerate le formalità burocratiche che devono prima essere risolte. La famiglia del pacifista italiano ha infatti espresso il desiderio che il feretro non passi da Israele («Una scelta simbolica», ha detto la madre, Egidia Beretta): e questo richiede l'apertura del valico di Rafah, la frontiera tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Ma l'attraversamento è stato chiuso nel 2007, quando Israele ha imposto il blocco su Gaza e la riapertura richiede complicate procedure burocratiche che stanno allungando i tempi del rientro in Italia della salma. Fonti di uno dei gruppi ultraintegralisti salafiti della Striscia di Gaza hanno ammesso la responsabilità di una loro cellula «fuori controllo» nel rapimento e nella feroce uccisione dell'attivista italiano Vittorio Arrigoni, consumatisi giovedì nell'enclave palestinese. Le fonti, che parlavano a nome di 'al-Tawhid wal-Jihad' - una della fazioni salafite più note di Gaza, ispirate agli slogan di Al Qaida -, hanno negato che l'azione sia stata ordinata dai vertici del gruppo. «È stata una iniziativa incomprensibile, compiuta da una cellula impazzita, fuori controllo, e che contrasta con l'insegnamento dell'islam e i nostri interessi», hanno detto le fonti, confermando che le milizie di Hamas hanno arrestato finora «almeno tre militanti» salafiti nell'ambito delle indagini sull'assassinio di Arrigoni. E che stanno continuando a eseguire controlli e retate a tappeto. Parlando del caso Arrigoni, alcuni esponenti di Hamas (che ha il governo di fatto sulla Striscia) non hanno mancato di richiamarsi nelle ultime ore alla retorica anti-israeliana, accusando gli assassini di «fare il gioco del nemico sionista». In termini concreti, però, la pista dei gruppi salafiti - che contestano lo stesso Hamas da posizioni ancor più radicali - è stata indicata chiaramente a più riprese dietro il delitto, anche se la linea ufficiale ridimensiona il loro peso a quello di «degenerati» ed «elementi isolati».DUE ARRESTATI CONFESSANOHanno confessato due dei militanti salafiti arrestati ieri dalla polizia di Hamas nella Striscia di Gaza nel quadro delle indagini sul rapimento e l'uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Lo riferiscono fonti investigative locali, precisando che uno dei due è ritenuto il killer di Arrigoni, mentre l'altro ha ammesso di avere svolto un ruolo di fiancheggiatore nella logistica del sequestro. In totale resta fermo a tre il numero delle persone arrestate in quanto accusate di una qualche forma di coinvolgimento diretto nel crimine: i due di cui si era saputo già ieri, più un terzo di cui si è avuta notizia nelle prime ore di oggi. Il terzo uomo, sospettato di complicità nella preparazione del rapimento, non risulta al momento essere reo confesso a differenza del presunto assassino - l'uomo che avrebbe strangolato Arrigoni con la sue mani, con un cavo metallico o qualcosa di simile - e dell'altro fiancheggiatore.STRANGOLATO POCO DOPO IL SEQUESTROStrangolato poco dopo il sequestro. È finita così, in tragedia, l'avventura di Vittorio Arrigoni, l'attivista filopalestinese italiano rapito giovedì nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita. Il suo corpo senza vita è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, a conclusione di un'irruzione compiuta nel cuore della notte e diverse ore prima della scadenza dell'ultimatum, che i sequestratori avevano fissato in teoria alle 16 di venerdì, per il rilascio dei loro "confratelli" detenuti pena l'uccisione dell'ostaggio.Secondo un primo esame del cadavere, Arrigoni sarebbe stato ucciso già giovedì pomeriggio, probabilmente strangolato con un cavo metallico o qualcosa di simile. Il suo corpo resta per il momento a Gaza - vegliato in quello stesso ospedale Shifa in cui era solito accompagnare ambulanze con i feriti ai tempi dell'offensiva israeliana Piombo Fuso di due anni fa - in attesa che domenica venga riaperto il valico di Erez fra Gaza e Israele.La sua uccisione è stata condannata in termini molto duri sia da Hamas sia dll'Autorità nazionale palestinese (Anp). A nome dei primi, Fawzi Barhum, ha additato gli ultra-integralisti salafiti definendoli "una banda di degenerati fuorilegge che vogliono seminare l'anarchia e il caos a Gaza". A nome dell'Anp il negoziatore Saeb Erekat ha affermato che si è trattato di un "crimine odioso che non ha niente a che vedere con la nostra storia e con la nostra religione".Condanne unanimi sono rimbalzate pure dall'Italia, da parte della Farnesina, del presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal presidente del Senato, Renato Schifani, e da esponenti di vari partiti e sodalizi pacifisti e di sinistra.In un messaggio inviato alla signora Egidia Beretta, madre della vittima e che ha detto di essere «orgogliosa» del figlio, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «sgomento» per questa «barbarie». Di fronte all'oltraggio generale nei Territori per la uccisione di un attivista che era noto per il suo sostegno senza "se" e senza "ma" alla causa palestinese, uno dei gruppi salafiti attivi nella Striscia, al-Tawhid wal-Jihad, ha emesso un comunicato in cui si proclama estraneo alla vicenda anche se i rapitori del giovane (le finora sconosciute Brigate Mohammed Bin Moslama) avevano indicato fra i detenuti da liberare in cambio di Arrigoni un loro capo, Abd el-Walid al-Maqdisi.Nel video diffuso ieri su You-Tube il volontario italiano appariva bendato e col volto insanguinato, mentre scorreva una sovraimpressione in arabo che lo accusava di propagare i vizi dell'Occidente fra i Palestinesi, imputava all'Italia di essere un "Paese infedele" e ingiungeva a Hamas di rilasciare isalafiti detenuti nella Striscia entro 30 ore.Poi, nella notte, è arrivata la svolta. Secondo fonti locali, le indagini hanno portato all'arresto d'un primo militante salafita, il quale ha condotto gli uomini di Hamas fino al covo: un appartamento nel rione Qarame, a Gaza City, che i miliziani delle Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio armato di Hamas) hanno espugnato nel giro di pochi minuti conclusa con la cattura di un secondo salafita. Ma hanno trovato Arrigoni già morto in un angolo, con indosso un giaccone nero e il capo coperto.L'attivista italiano erano molto noto a Gaza dove lavorava da tempo per conto dell'International Solidarity Movement, una Ong votata alla causa palestinese. Aveva partecipato in passato fra l'altro alla missione di una delle prime flottiglie salpate per sfidare il blocco marittimo imposto da Israele all'enclave dopo la presa del potere di Hamas nel 2007, seguita all'estromissione violenta dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente moderato Abu Mazen (Mahmud Abbas). INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT: SIAMO SCONVOLTIL'organizzazione International Solidarity Movement (Ism), di cui Vittorio Arrigoni era membro, si è detta sconvolta dalla notizia dell'omicidio del volontario italiano per mano di un gruppo islamico salafita nei pressi della Striscia di Gaza. Huwaida Arraf, co-fondatore dell'Ism, in una conversazione telefonica con la France Press ha riferito di essere "sotto shock. Ho passato la notte a piangere pensando alla possibilità che" i rapitori "gli avrebbero potuto far del male", ha detto Arraf, precisando che prima d'ora non c'era "mai stata alcuna minaccia contro l'Ism a Gaza. Qui la gente ci ha accolto con grande favore perchè siamo solidali con loro".FREEDOM FLOTILLA: UCCISIONE ANOMALA "È anomala, non ha senso l'uccisione di Vittorio Arrigoni, era un ragazzo che cercava di aiutare i palestinesi: bisogna capire chi ha interesse e chi viene danneggiato dalla morte di un volontario che forse dava molto fastidio: hanno spento una voce che parlava di ciò che avvinene a Gaza". Lo ha detto Germano Monti del coordinamento di Freedom Flotilla Italia, sottolineando che "l'uccisione di Vittorio è avvenuta troppo in fretta, non vi era forse alcuna volontà di ottenere risultati, i rapitori appartenenti ad un gruppo salafita di Gaza, prima hanno chiesto la liberazione di loro compagni detenuti da Hamas e poi lo hanno subito assassinato"."Vittorio è stato ingiustamente accusato dai suoi rapitori di portare corruzione in Medio Oriente - ha aggiunto Monti - non è vero si è sempre battuto e ha sempre denunciato l'oppressione israelianasul popolo palestinese. Bisogna capire cosa c'è dietro. È accaduto tutto troppo in fretta".MAMMA ARRIGONI: ERA SEMPRE TRANQUILLOIl corpo di Vittorio si trova all'ospedale Shifa, l'ospedale principale di Gaza City. "È l'ospedale - ha detto la madre - dove arrivava spesso Vittorio con le ambulanze ai tempi di Piombo Fuso".  "Ora sto aspettando che si faccia viva la Farnesina perché da Gaza un'amica di Vittorio mi ha detto che si possono chiedere alla Farnesina le modalità di rientro di mio figlio - ha aggiunto Egidia Beretta -, io adesso chiamo la Farnesina e dico che vorremmo che Vittorio tornasse attraverso il valico di Rafah, attraverso l'Egitto". PAX CHRISTI: NON CE NE ANDREMO DA GAZA"Non ce ne andiamo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l'inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto". È l'impegno ribadito da Pax Christi Italia con le stesse parole di Vittorio Arrigoni. Don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale del movimento cattolico internazionale per la pace, ricorda la determinazione del volontario italiano a lavorare per la gente della Palestina: "Così ripetevi durante l'operazione israeliana 'Piombo fuso', unico italiano rimasto lì, tra la tua gente, tra i volti straziati dei bambini ridotti a target di guerra. Così mi hai ripetuto pochi mesi fa prima di abbracciarmi: io obbedivo all'ultimatum dei militari al valico di Heretz, che mi ordinavano di uscire dalla Striscia di Gaza, ma tu restavi. Questa era la tua vita: rimanere".E ancora: "Sei rimasto con gli ultimi, caro Vittorio, e i tuoi occhi sono stati chiusi da un odio assurdo, così in contrasto, così lontano dall'affetto e dalla solidarietà della gente di Gaza, da tutta la gente di Gaza che non è 'un posto scomodo dove si odia l'occidente', come affermano ora i commentatori televisivi, ma un pezzo di Palestina tenuta sotto embargo e martoriata all'inverosimile. La tua gente di Palestina non dimenticherà il tuo amore per lei. Hai speso la tua vita per una pace giusta, disarmata, umana fino in fondo. Anche a noi di Pax Christi mancherà la tua 'bocca-scucita' che irrompeva in sala, al telefono, quando, durante qualche incontro qui in Italia, nelle città e nelle parrocchie dove si ha ancora il coraggio di raccontare l'occupazione della Palestina e l'inferno di Gaza, denunciavi e ripetevi: Restiamo umani!".
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