venerdì 11 febbraio 2022
La struttura, da tempo oggetto di restauri, è stata usata per realizzare una clip di musica elettronica. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha telefonato al ministro della Cultura
L'antico monastero di Sumela, nella provincia di Trebisonda in Turchia

L'antico monastero di Sumela, nella provincia di Trebisonda in Turchia - Bjørn C. Tørrissen/Wikipedia

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L'antico monastero di Sumela, situato nella provincia di Trabzon (Trebisonda) e chiuso da anni ai visitatori perché sottoposto a impegnativi lavori di restauro, è stato utilizzato come scenario per realizzare una clip di musica elettronica che ha visto il coinvolgimento di una squadra fi trenta persone tra coreografi, musicisti, dj e ballerini. L'area storica del monastero, scrive l'agenzia Fides, è stata invasa da impianti di riproduzione musicale e di registrazione filmica. L'episodio, che ha visto trasformare l'antico monastero in una sorta di discoteca di musica elettronica – riferiscono media turchi – sarebbe avvenuto con l'autorizzazione delle autorità politiche locali, compresa la la direzione provinciale della cultura e del turismo.
Dopo la diffusione della notizia, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha telefonato al ministro della Cultura e del turismo Mehemet Nuri Ersoy per chiedere chiarimenti sulla vicenda. Una inchiesta è stata avviata dallo stesso Ministero turco per la cultura e il turismo allo scopo di individuare le responsabilità politiche di un abuso che sarebbe avvenuto senza autorizzazioni da parte dello stesso dicastero governativo. Il monastero di Sumela, pur nelle condizioni malandate in cui si trova, è un luogo caro alla memoria dei cristiani ortodossi.
La costruzione si staglia a metà montagna e vi si accede per un ripido sentiero. Un'antica tradizione – spiegano le guide sulle memorie e sui luoghi cristiani disseminati nella penisola anatolica – fa risalire la fondazione del monastero (oggi chiamato Meryemana Manastr, cioè monastero della Madre Maria) ai monaci greci Barnaba e Sofronio, giunti in quel luogo nel 385 dopo Cristo, al tempo dell'Imperatore Teodosio I, seguendo le indicazioni ricevute durante un'apparizione della Vergine Maria. I due monaci – aggiungono le antiche tradizioni – portavano con sè un'icona della Madonna attribuita all'evangelista san Luca. Il luogo prescelto per fondare il Monastero era un alto roccione che si alzava a picco su un torrente ricco d'acqua nelle Alpi pontiche.
La posizione e le fortificazioni costruite nel tempo resero il Monastero inviolabile per i secoli successivi. Nel 532, di ritorno da una delle sue campagne contro i persiani, l'imperatore bizantino Giustiniano donò al monastero un'urna d'argento per raccogliere le reliquie di San Barnaba. Con la conquista di Trebisonda da parte di Fatih Mehmet II, il sultano ottomano che aveva posto fine all'Impero romano d'Oriente, il monastero non subì particolari danni, e rimase per secoli un insediamento di vita monastica cristiana nell'Impero ottomano, fino agli ultimi avvenimenti della Prima guerra mondiale e alla guerra greco-turca: I monaci lasciarono definitivamente il monastero solo nel 1923. Dopo decenni di saccheggi e di abbandono, le autorità turche hanno avviato il restauro volto a tutelare il sito come complesso archeologico-monumentale di rilevanza culturale, e concedendo solo raramente il permesso di celebrare liturgie in quel luogo caro alla tradizione monastica bizantina.

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