martedì 17 marzo 2015
Intervista all'Alto rappresentante dopo la strage di cristiani: «Occorre colpire chi semina odio». I funerali a Lahore dei fedeli uccisi. Ancora proteste
EDITORIALE L'urgente impegno di Andrea Lavazza
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​Di fronte alla crescente persecuzione dei cristiani l’Europa non girerà la testa, anzi incrementerà tutti gli sforzi sui più diversi fronti, sostenendo la lotta al terrorismo e richiamando i governi alla sicurezza e alla libertà di culto delle minoranze. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini (nella foto LaPresse) commenta così gli attacchi terroristici che domenica hanno insanguinato Lahore, in Pakistan. A Lahore abbiamo assistito all’ennesimo attacco a cristiani. Lei ha avuto contatti con le autorità del Pakistan? Certo. Appena saputo della strage, ho inviato un messaggio alle autorità pachistane chiedendo di fare ogni sforzo per garantire la sicurezza delle comunità cristiane e colpire chi predica odio e divisione. Il fatto è che proprio i cristiani sono sempre più nel mirino di terroristi ed estremisti, non solo in Pakistan.Purtroppo è vero. Certo, il terrorismo colpisce ovunque e chiunque ma è vero che le comunità cristiane sono più che mai perseguitate. Dall’Iraq al Pakistan, dall’Egitto alla Nigeria, assistiamo ogni giorno a nuove stragi. Ed è vero anche, purtroppo, che non è solo dai terroristi che arrivano minacce ai cristiani.  Già ma intanto si ha l’impressione che l’Ue sia impotente, e anche che non tutti gli Stati membri abbiano piena consapevolezza della situazione…Proprio oggi (ieri n.d.r.) al consiglio Affari esteri abbiamo discusso del dramma dei cristiani e delle minoranze religiose nel Nord dell’Iraq e in Medio Oriente. E guardi, è un tema sentito, io stessa quando sono andata in Iraq, in dicembre, ho visitato un centro che ospita profughi cristiani vicino a Erbil. Insomma, non manca certo consapevolezza né impegno. Ho sentito le parole toccanti del Papa domenica. È doloroso pensare che libertà che consideriamo universali siano sempre più in pericolo. Di certo l’Ue non gira la testa dall’altra parte e non risparmieremo sforzi diplomatici per richiamare tutti i governi al dovere di garantire la libertà di culto. E non sono parole, ci sono anche esempi molto concreti.Ad esempio?Ad esempio, quando ad agosto, su richiesta dell’Italia, ci riunimmo per dare il via libera dell’Ue al sostegno di alcuni governi europei alle milizie curde che combattono Daesh (lo Stato islamico, n.d.r.) fu anche sulla spinta della terribile persecuzione di yazidi e cristiani.D’accordo, ma purtroppo non basta. Che può fare l’Ue per migliorare la tutela dei cristiani e delle altre minoranze religiose perseguitate?Credo sia necessario, e lo abbiamo ribadito anche oggi (ieri n.d.r.) al Consiglio, lavorare su tutti i tanti fronti aperti. C’è un tema generale di protezione dei cristiani in tutto il mondo e c’è un tema specifico in Medio Oriente dove la presenza dei cristiani sta pian piano diminuendo. Va preservata la pluralità culturale di tanti Paesi in cui religioni diverse hanno a lungo convissuto. E poi c’è un tema di sicurezza, che riguarda tutti.Vale a dire?Vede, oltre agli aiuti umanitari, c’è un impegno compatto e diretto dell’Ue a contribuire alla soluzione di conflitti decennali come quello israelo-palestinese, nella lotta al terrorismo, nel sostegno ai governi che si battono contro Daesh (lo Stato Islamico n.d.r.), al-Qaeda o Boko Haram e tutte le loro articolazioni in aree purtroppo sempre più ampie. È un pericolo che cresce di giorno in giorno e che richiede uno sforzo collettivo. E vi sono crisi aperte che stiamo affrontando come Ue e come comunità internazionale, a cominciare da Libia e Iraq.
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