lunedì 18 aprile 2011
Da quando è iniziato l'assedio di Misurata, quasi due mesi fa, sono entrati in scena cecchini e pezzi di artiglieria pesante delle forze governative, si sono registrati circa mille morti, «l'80 per cento dei quali erano civili», e tremila feriti: lo ha denunciato Khaled Abu Falgha, direttore del principale ospedale cittadino. Evacuati mille migranti.
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Da quando è iniziato l'assedio di Misurata, quasi due mesi fa, e soprattutto da quando nell'ultima roccaforte dei ribelli in Tripolitania sono entrati in scena cecchini e pezzi di artiglieria pesante delle forze governative, si sono registrati circa mille morti, "l'80 per cento dei quali erano civili", e tremila feriti: lo ha denunciato Khaled Abu Falgha, direttore del principale ospedale cittadino, raggiunto telefonicamente. Secondo il medico, nel corso dell'ultima settimana è aumentato il numero di coloro che presentavano lesioni dovute alle bombe a grappolo, che il regime nega categoricamente di impiegare, ma di cui Abu Falgha ha esibito schegge estratte dai corpi dei pazienti. Al contempo si è registrato un repentino incremento nei ricoveri per ferite da arma da fuoco alla testa o al collo, i bersagli preferiti dei tiratori scelti. Il direttore dell'ospedale di Misurata anche anche spiegato che la struttura dispone di una sessantina di posti-letto, tutti ormai occupati: alle persone in condizioni meno gravi sono pertanto prestate solo le prime cure, e poi sono rimandate a casa per mancanza di spazio. Al-Qaeda è dietro la rivolta in Libia: il suo "coinvolgimento nel conflitto è provato ogni giorno". Così, il portavoce del regime Moussa Ibrahim, che in particolare ha puntato il dito contro Abdelhakim al-Hasari, definito "il famosissimo capo" dell'organizzazione terroristica fondata da Osama bin Laden, che avrebbe appena lasciato Bengasi a bordo di una vecchia nave egiziana diretta a Misurata.Secondo il portavoce di Tripoli anche un altro islamista, Ismail Sallabi, membro del Gruppo combattente islamico in Libia (Gicl) e di Al-Qaeda, avrebbe addestrato militarmente 200 'fondamentalistì a Bengasi con il sostegno di circa 20 esperti inviati dal Qatar.Saif al-Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, in un'intervista al Washington Post ha dichiarato di non aver commesso alcun crimine contro la sua popolazione. Saif al-Islam ha anche paragonato l'intervento militare della coalizione in Libia all'invasione americana in Iraq, ribadendo che dietro la rivolta si nasconde Al-Qaeda e rifiutando qualsiasi implicazione del regime nell'uccisione di civili. "L'esercito libico non ha ucciso alcun civile e questo non accadrà mai", ha detto il figlio del colonnello, secondo il quale gli Stati Uniti dovrebbero aiutare Tripoli a combattere i terroristi a Misurata e a Bengasi, roccaforte dei ribelli. "Una volta che ci liberiamo di loro, tutto sarà risolto", ha poi concluso Saif al-Islam.EVACUATI MILLE MIGRANTICirca mille migranti - tra i quali si registra la presenza di 650 ganesi, di persone di varie nazionalità (filippini, ucraini) e anche di donne e bambini - bloccati da settimane al porto di Misurata sono stati salvati dalla nave dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). Lo riferisce l'Oim descrivendo la situazione "in costante peggioramento a causa dei sempre più numerosi combattimenti in città". Tra i migranti soccorsi anche 100 libici: 23 dei quali sono stati feriti durante gli scontri. Tra loro anche un bambino ferito in faccia da un'arma da fuoco e un uomo che ha subito un'amputazione. Lo staff dell'Oim - si legge ancora nella nota - presente a bordo riferisce che ci sono altri quattro casi urgenti: grazie all'aiuto di un gruppo di chirurghi appartenenti all'International Medical Corps (Imc) l'Organizzazione ha infatti potuto evacuare alcune delle persone più gravemente ferite durante i conflitti."Volevamo caricare più persone ma non è stato possibile", ha dichiarato Jeremy Haslam, il coordinatore delle operazioni di salvataggio via mare dell'Oim. "Nonostante il fuoco incessante sulla città sia stato inframezzato da un inquietante silenzio proprio mentre stavamo imbarcando - racconta - abbiamo avuto un intervallo di tempo molto limitato per caricare i migranti e i libici sulla nave e poi partire". La Ionian Spirit è ora in rotta verso la città portuale di Bengasi, dove dovrebbe arrivare tra alcune ore. Nei prossimi giorni, i migranti in grado di sostenere un viaggio verranno condotti dall'Oim al confine egiziano nella città di Sallum, dove saranno poi assistiti nel ritorno ai loro paesi d'origine. "Nonostante il buon esito di questa operazione", l'Oim si dice "profondamente preoccupata per la sorte dei circa 4mila che si trovano ancora al porto di Misurata in attesa di poter fuggire. Tra di loro ci sono oltre 3mila nigeriani, centinaia di sudanesi e migranti di altre nazionalità, inclusi donne e bambini. La situazione al porto - avverte l'organizzazione - sta peggiorando di ora in ora, ed è sempre più difficile per l'Oim realizzare altre operazioni di salvataggio"."Abbiamo una possibilità estremamente limitata di portare via tutti. A nostra disposizione - afferma il rappresentante regionale dell'Oim per il Medio Oriente, Pasquale Lupoli - non abbiamo giorni, ma solo ore. Invece di far partire altre missioni la prossima settimana, cu sarebbe bisogno di una nave che possa trasportare almeno 4.000 persone. In questo modo potremmo completare l'operazione dievacuazione e portare via tutti in una sola volta"."Abbiamo urgentemente bisogno che i donatori e i governi - aggiunge - mettano a nostra disposizione una nave e dei fondi per poter portare a termine una missione di questa portata. Ogni ora che passa è importante, e i migranti ancora bloccati a Misurata non potranno sopravvivere a lungo in quelle condizioni", conclude.
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