martedì 12 aprile 2011
Sono saliti a 12 i morti dell'attentato terroristico avvenuto ieri sera alla stazione Oktjabriskaja della metropolitana di Minsk. Tre delle vittime sarebbero cittadini russi. Gli organi operativi della sicurezza bielorussa hanno dichiarato di conoscere il nome del principale sospettato per la strage.
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Sono saliti a 12 i morti dell'attentato terroristico avvenuto ieri sera alla stazione Oktjabriskaja della metropolitana di Minsk. Tre delle vittime sarebbero cittadini russi. Gli organi operativi della sicurezza bielorussa hanno dichiarato di conoscere il nome del principale sospettato per la strage. Nel frattempo si susseguono dichiarazioni contraddittorie da parte del potere di Minsk.Dopo le prime parole di Lukashenko secondo cui la strage poteva avere matrici internazionali, oggi il "batjushka" nazionale ha puntato il dito contro non meglio identificati "ladri di armi della seconda guerra mondiale". In questa ricostruzione il presidente sembra privilegiare la pista dell'incidente: la bomba rubata sarebbe esplosa per caso durante il trasporto nella metropolitana. Le autorità investigative hanno invece già definito l'episodio "un atto terroristico" come dichiarato dal procuratore di Minsk, Andrej Schwed. Secondo la televisione della capitale, la carica dell'ordigno esploso sotto una panchina della fermata del metrò, possedeva un equivalente pari a circa sei chili di tritolo. Nel 2008 una esplosione avvenuta nel giorno dell'indipendenza, a luglio, aveva causato 50 feriti. Un caso mai chiarito nonostante gli arresti effettuati dagli organi della sicurezza di Minsk di quattro membri del gruppo nazionalista clandestino, Legione Bianca. Nei blog internet si teme ora che la dirigenza del paese possa sfruttare l'atto per allontanare l'opinione pubblica dai problemi di politica interna. Minsk si trova infatti sull'orlo della bancarotta e aspetta crediti miliardari dalla Russia. Lukashenko, che governa con pugno di ferro la Bielorussia dal 1994, ha annunciato la preparazione di "un repulisti" in tutto il paese. Dal dicembre 2010, data delle elezioni truccate, decine di oppositori del regime si trovano nelle carceri del regime, altri sono agli arresti domiciliari mentre diversi dissidenti hanno abbandonato il paese.
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