mercoledì 13 aprile 2022
L'analista Bertolotti (Ispi): «Finché Mosca conserverà il suo vantaggio tattico, non avrà bisogno di usare armi chimiche»
Palazzi distrutti dalle forze russe a Kharkiv, in Ucraina

Palazzi distrutti dalle forze russe a Kharkiv, in Ucraina - Reuters

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Con la nuova offensiva nel Donbass c'è il rischio che si vada verso una «sirianizzazione» della guerra in Ucraina. La terza fase del conflitto, che Mosca ha affidato all'ex comandante in capo dell'operazione in Siria, vede l'innumerevole presenza di milizie e gruppi autonomi: questo non può che peggiorare lo scenario militare e far aumentare gli episodi che non rientrano nel quadro del diritto bellico». Così Claudio Bertolotti, analista dell'Ispi, secondo il quale è comunque necessaria «molta cautela» quando si parla dell'uso di armi chimiche: «Finché la Russia conserva il suo vantaggio tattico, non ha bisogno di usarle. Magari perderà più mezzi e uomini del previsto, ma conserva ancora la possibilità di decidere quando stabilire la sua vittoria».

È vicina la mega-offensiva nel Donbass…
Nonostante forti perdite che la Russia ha avuto e nonostante la capacità di difesa a oltranza delle forze ucraine, dobbiamo prendere atto che Kiev è in grado di reagire alle forze russe ma non di prendere il controllo del conflitto. È questo il vantaggio tattico di cui parlavo, che resta in mano ai russi. Mosca ha avviato ora la terza fase. La prima era costituita dall'avanzata su cinque direttrici, la seconda dalla guerra di attrito e logoramento sulle città ucraine e dal successivo disimpegno a nord e nord-est. Ora stiamo assistendo alla riorganizzazione del dispositivo offensivo russo, anche con l'uso dei complementi arrivati dalle regione orientali e dal loro concentramento a est e sud. Gli obiettivi sono il Donbass e Mariupol.

Kiev parla di 19mila vittime tra i soldati russi, ma non abbiamo ancora visto un'immagine di queste perdite…
Fin dal primo giorno la Russia ha sequestrato i cellulari al proprio personale militare, mentre i numeri forniti dal ministero della Difesa ucraino non possono essere considerati attendibili. Quei dati vanno visti come uno strumento militare, un'operazione psicologica. Possiamo comunque supporre che le perdite russe siano nell'ordine delle migliaia e i cadaveri dei soldati vanno «gestiti». Per far questo ci sono unità apposite, che di fatto si occupano trasferimento dei corpi.

L'esercito ucraino come si difende?
L'esercito ucraino in una prima fase si è strutturato difendendo le città e in alcuni casi anche sacrificandole, ora molte di quelle forze verranno impiegate in azioni di controffensiva alle spalle dei russi, non risolutive ma certamente in grado di infliggere danni rilevanti. Per fare questo Kiev ha bisogno di mezzi corazzati, oltre che di mezzi aerei. Sarebbero già arrivati dalla Repubblica Ceca i vecchi tank T-72 di eredità sovietica e componenti missilistiche dalla Slovenia. Inoltre la Germania ha lasciato intendere aiuto sostanziale, facendo arrivare carri Leopard 1A5, di vecchia generazione ma comunque adeguati allo scopo. Un'offensiva ucraina dipenderà esclusivamente da quanto l'Occidente saprà ancora offrire.

Anche Mosca si sta riorganizzando…
Sì, sarebbe in fase di riorganizzazione la struttura di comando e controllo, con il comando che passerebbe ai vertici militari senza ingerenze politiche dirette. Le operazioni sono dirette dal generale Dvornikov, personaggio poliedrico con capacità militari testata in Siria. La nuova fase dovrebbe essere nelle intenzioni risolutiva, ma sarà caratterizzata da un ulteriore imbarbarimento dello strumento militare. Le bombe serviranno a radere tutto al suolo per aprire il campo alla fanteria.

Si andrà avanti davvero fino al 9 maggio?
Non è questione di calendario ma di risultati. In qualsiasi momento Putin dovesse decidere di concludere l'operazione, avrebbe la possibilità di dichiarare un risultato favorevole, visto che è la Russia ad attaccare. La conquista del Donbass e di Mariupol consegnerebbero alla Russia una continuità territoriale dalla Crimea al Donbass rendendo il mar d'Azov un «mare nostro» per i russi.

Perché è cauto sulle armi chimiche?
Perché Kiev ha tutto l'interesse a premere sull'acceleratore per ottenere sostegno. Si è parlato dall'inizio della guerra dell'uso di armi non convenzionali, così come di armi chimiche e nucleari. Non c'è però stato ancora riscontro dall'intelligence Usa. Per ora quindi credo che le denunce si inseriscano all'interno della guerra comunicativa di entrambe le parti, una guerra di cui i russi sono da sempre considerati maestri ma che ora vede ben attrezzati anche gli ucraini.

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